Immagini della memoria – Arci Servizio Civile per la Giornata della Memoria 2018

Ogni anno, in occasione del 27 gennaio, assistiamo alla proliferazione di immagini e documenti visivi dedicati alla memoria delle vittime dell’Olocausto. Nell’operazione di esortazione al ricordo e di formazione della memoria collettiva, il cinema riveste da sempre un ruolo privilegiato: è in grado di offrire una dimensione sociale al ricordo senza per ciò monumentalizzarlo ma, al contrario, consentendone la rielaborazione critica (complementare al cinema è, in questo senso, la critica cinematografica), sia che si adotti la strategia narrativa del blockbuster (si pensi a Schindler's List, di Steven Spielberg) o al documentario di meta-narrazione (come, per esempio, Austerlitz di Sergei Loznitsa).

Per questo motivo, noi volontari in servizio civile presso il progetto di Arci Servizio Civile “La memoria come strumento di educazione alla pace”, abbiamo chiesto agli autori di due differenti progetti documentaristici di rispondere alla domanda “che cos’è la memoria?” e quale senso essa assume all’interno del mestiere cinematografico, Bronzini e Caruso.

Alessandro Bronzini, autore di Una pietra, un nome, una persona (Italia, 2017), ha documentato un progetto didattico promosso dal Museo Diffuso della Resistenza di Torino nella fase di installazione delle Pietre d’inciampo  (Stolpersteine) di Gunter Demnig, testimoniando di un percorso scolastico il cui obiettivo non è solamente quello di restituire alla collettività la memoria delle vittime dello sterminio ma, soprattutto, trasmettere agli studenti il valore scientifico della ricerca storica e l’importanza dell’analisi delle fonti e degli archivi.

In seguito, abbiamo incontrato Vincenzo Caruso e Irmela Mensah-Schramm, rispettivamente regista e protagonista del documentario The Hate Destroyer (Italia/Germania, 2017), nel quale viene ricostruita l’intensa attività di catalogazione e rimozione dei simboli nazisti dai muri di Berlino degli ultimi trent’anni di Irmela.

Dalle interviste emerge un curioso contrasto: da un lato, nella volontà di trasmettere la memoria del passato, gli attori del percorso educativo richiedono alla collettività uno sforzo di conservazione della memoria, una ricostruzione minuziosa dei documenti e delle testimonianze. Dall’altro, l’antidoto alla possibilità che gli eventi tragici del passato si possano verificare nuovamente si configura come esperienza di attivismo, combattendo e cancellando con ostinazione dallo spazio pubblico la ri-presentazione del nazismo e del fascismo in ogni loro forma simbolica. In questo secondo caso, la memoria è conservata attraverso un’operazione che suggerisce paradossalmente il suo contrario ma che agisce, a ben vedere, sulla capacità di resilienza del presente.

Per visualizzare le interviste clicca qui:

Alessandro Bronzini e Federica Tabbò

Vincenzo Caruso e Irmela Mensah-Schramm 

La memoria come strumento di educazione alla pace” è un progetto di Arci Servizio Civile. Per maggiori informazioni clicca qui.

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