Raccolte 898 testimonianze di giovani under 30 in tutta Italia, di cui 149 a Torino:
la maggioranza degli intervistati dichiara di aver ricevuto una buona preparazione di base rispetto agli argomenti della Shoah e della Resistenza, ma per il 44% dei torinesi intervistati il fascismo è una ditattura da condannare solo in parte.
E' un quadro che fa riflettere quello emerso dall'indagine portata avanti da Arci Servizio Civile nella cornice del progetto nazionale “La memoria come strumento di educazione alla pace”, che ha raccolto le testimonianze di 898 ragazzi, di cui 149 a Torino, tra i 18 e i 30 anni sui fenomeni della “Shoah” e “Resistenza”.
Complessivamente, la maggioranza degli intervistati (il 71% del campione nazionale e il 77% del campione torinese) dichiara di aver ricevuto una buona preparazione di base rispetto agli argomenti della Shoah e della Resistenza. L'89% dei ragazzi intervistati a Torino dichiara di aver discusso di questi temi e, di questi, l'85% lo ha fatto a scuola.
Quasi la totalità degli intervistati dichiara di sapere cosa siano la Giornata della Memoria e la Festa della Liberazione (il 99% e il 98%) e oltre il 75% si trova in accordo con l'istituzione di ricorrenze specifiche per comprenderne e ricordarne gli avvenimenti. E' tuttavia interessante notare come a fronte di tale unanimità ci sia uno sbilanciamento notevole (il 70% contro il 49%) di ragazzi che hanno partecipato alla Giornata della Memoria rispetto alla Festa della Liberazione.
Dal punto di vista storico-contenutistico, inoltre, emergono diverse inesattezze: per esempio, il 97% degli intervistati sa che gli Ebrei furono deportati, ma solo il 66% sa che furono oggetto di deportazione anche i Sinti e Rom. Oppure: un terzo degli intervistati (31%) ritiene che il numero di deportati italiani verso i campi di sterminio sia oltre le 100.000 persone (a fronte delle effettive 30.000-50.000).
A destare stupore e preoccupazione è però, soprattutto, l'atteggiamento di deresponsabilizzazione verso il fascismo e Mussolini: per il 44% degli intervistati infatti il fascismo è “una dittatura da condannare in parte, che ha perseguitato la comunità ebraica e i partigiani ma che ha portato benefici agli altri italiani”.
E ancora: la maggioranza (70%) ritiene erroneamente che le leggi razziali siano state imposte da Hitler; solo il 40% degli intervistati dichiara di conoscere luoghi in cui sono accaduti episodi della Resistenza, rastrellamenti, bombardamenti ed eccidi ma, di questi, il 64% dichiara di averli anche visitati (il 49% grazie alla scuola).
“I dati emersi dalla nostra indagine, seppur non statisticamente rilevanti, fanno riflettere molto – commenta Maria Luisa Brizio, direttrice di Arci Servizio Civile Piemonte –. Da un lato si conferma il ruolo centrale della scuola per la conoscenza dei fatti, dall'altro lato si nota però una mancanza di ragionamento critico di quanto viene appreso. A fronte di ciò pensiamo sia importante lavorare per creare e rafforzare il pensiero critico e la consapevolezza, creando luoghi di dibattito e confronto su questi temi”.
Il progetto “La memoria come strumento di educazione alla pace” proseguirà nei prossimi mesi e si vuole dare continuità al lavoro con l'apertura di un nuovo bando di servizio civile in cui i giovani volontari saranno ancora impegnati su questi temi.