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Memorie di Resistenza

Memorie di Resistenza

Il 29 Maggio scorso 20 dei 55 giovani in servizio civile regionale con Arci Servizio Civile Toscana, hanno partecipato a #MemoriediResistenza, un’importante giornata formativa dedicata ai racconti e ai valori della lotta di Liberazione dal nazifascismo che ha interessato la nostra regione. Ogni anno Arci Servizio Civile Toscana organizza infatti una visita ai luoghi della memoria, in collaborazione con Arci Servizio Civile Emilia Romagna, che unisce impegno e aggregazione: quest’anno la visita avrebbe dovuto riguardare la città di Cesena, in cui avremmo conosciuto i racconti del sacrificio di giovani ribelli alla dittatura e che hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la democrazia. Purtroppo l’emergenza sanitaria ci ha impedito di realizzare quanto programmato e abbiamo quindi costruito in modalità online una giornata che potesse comunque trasmettere ai giovani la conoscenza dei fatti storici che hanno riguardato il nostro paese e il senso dei valori di impegno civile, lotta per le libertà e per una società di pace e giustizia sociale.

Lo abbiamo fatto coinvolgendo alcuni ospiti, che hanno portato voci, testimonianze ed esempi di resistenza e impegno diversi e che ci hanno aiutato a coinvolgere i giovani sui temi dell’impegno e della resistenza antifascista.

Il pomeriggio si è aperto con i saluti della Presidente di Arci Servizio Civile Toscana, Sara Bandecchi, che ha ricordato l’impegno costante dell’associazione sia nei confronti della memoria storica sulla lotta di liberazione partigiana, che contro ogni tentativo di riportare a galla tentativi negazionisti, atteggiamenti di discriminazione di quel “fascismo in abiti civili” di cui parlava Umberto Eco.

ASC porta avanti questo impegno sia attraverso le visite guidate nei luoghi della memoria, come in Toscana, che attraverso il progetto nazionale “La memoria dalle storie locali all’educazione alla pace”, di cui ha parlato ai volontari il Presidente Nazionale Licio Palazzini, che ha raccontato dell’impegno dell’associazione volto ad accrescere la consapevolezza nei giovani e non solo del contributo che le storie locali hanno portato alla educazione alla pace e alla memoria a partire dai fatti storici quali la Resistenza partigiana.

È stata poi Martina Valeri, ex operatrice volontaria e attualmente coordinatrice del progetto, a descrivere ai giovani le attività di ricerca di documenti e testimonianze locali intorno a 3 date fondanti della nostra memoria storica: il 27 gennaio, Giornata della Memoria simbolo della liberazione dal nazismo in Europa, il 25 Aprile, data della Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo, il 15 dicembre, giornata nazionale dell’obiezione di coscienza e del servizio civile. Appuntamenti simbolici, ma carichi di valori guida per un impegno civile che tenga alta la guardia nei confronti di pericolosi rigurgiti illiberali e discriminatori.

A contestualizzare meglio il momento storico e inquadrare gli eventi di cui trattiamo, siamo stati aiutati da Renata Badii insegnante e storica. Se il fascismo è stato un fenomeno storico definito, l’Antifascismo è, e deve essere, un pensiero e una pratica attuale, ha esordito Renata, chiarendo poi che la sua esposizione avrebbe smontato con dati e documenti, due letture storiche che hanno tentato di definire il fascismo come un episodio irrazionale, barbaro, oppure come una dittatura mite, rispetto al nazismo tedesco. Il fascismo storico è stato invece sia un modello politico assolutamente razionale ed efficace per la gestione della crisi europea dopo la prima guerra mondiale, sia una moderna dittatura, che ha trovato risposte ad ansie e paure concrete. Le caratteristiche fondanti del regime fascista, ha proseguito Renata, sono state:

  • la sua antidemocraticità
  • un forte antiparlamentarismo, con lo smantellamento totale delle istituzioni democratiche
  • la creazione di un saldo e uniforme consenso sociale, che ha riguardato tutte le classi sociali
  • una propaganda che creasse l’illusione per cui il regime si prende cura dei più poveri, degli ultimi
  • un accordo definito con la Chiesa
  • la fascistizzazione della società, con la penetrazione del regime in ogni area della vita delle persone, dalla scuola alla cultura, dal tempo libero alla famiglia
  • la costruzione, attraverso la propaganda di regime, di una forte identità nazionale militarista e imperialista
  • il suo eclettismo culturale, con elementi e riferimenti eterogenei presi da diversi ambiti di pensiero
  • il razzismo di stato, con le leggi razziali, e la “Missione civilizzatrice” con le imprese coloniali in Africa

La seconda guerra mondiale, ha spiegato, ha poi via via fatto venir meno alcuni di questi elementi strutturali del fascismo: il consenso inizia a calare, le missioni imperialiste non danno l’esito sperato, iniziano i primi scioperi e anche la tenuta economica del regime manifesta delle debolezze. Con la caduta del regime fascista e l’Armistizio, gli Alleati da una parte e la lotta partigiana dall’altra, assestano il colpo finale alla RSI e all’invasore nazista.

La guerra di Liberazione, prosegue Renata, come tutte le guerre civili è stata un fenomeno storico molto complesso, una guerra non solo contro l’invasore straniero, ma che contrappose italiani a italiani. Complessa anche per la pluralità della galassia resistenziale, composta da comunisti, socialisti, liberali, laici e cattolici; complessa perché non fu solo lotta armata, ma anche sostegno logistico, solidarietà e appoggio ai combattenti, resistenza culturale e ideale. Quello che accomunò tutti coloro che si opposero al nazifascismo, fu una scelta di campo, una chiara presa di posizione per la libertà e la democrazia.

Renata ha poi salutato i giovani invitandoci a prestare attenzione anche alle Resistenze, di ieri e di oggi, che si praticano in altri paesi, che si portano avanti non solo per rovesciare regimi dittatoriali, ma anche per vedere rispettati i diritti di tutti e tutte, per non vedere riemergere ideali che reprimono la dignità e la libertà individuale, in nome di razzismi striscianti e individualismi sfrenati. Una Resistenza 2.0 che deve riguardare i ragazzi e le ragazze, oggi come ieri.

A portarci una testimonianza di come si possa oggi portare avanti un impegno di libertà, ha pensato un altro dei nostri ospiti: Gaia Cappelli, dell’Associazione ARS ’44, coautrice e regista del film “Pistoia 1944” dedicato alla vita e alla lotta partigiana di Silvano Fedi che, a capo delle “Squadre Franche Libertarie”, compì a Pistoia assalti a presidi fascisti per prendere armi e munizioni, riuscì a liberare prigionieri politici ed ebrei dalla galera fascista, per poi collaborare con i partigiani attivi sui monti pistoiesi. Silvano venne ucciso in un’imboscata tedesca, tesa probabilmente grazie alle informazioni di fascisti locali. Gaia e i suoi compagni, ci ha detto, hanno pensato di dedicare un film alla figura di questo giovane combattente, perché come Silvano, volevano essere ascoltati, volevano mandare un messaggio di impegno e resistenza, praticare, anche attraverso il cinema, quella Resistenza 2.0 di cui parlava Renata.

Ma anche un altro ospite ci ha raccontato un modo attuale e efficace, di rimanere attenti e impegnati rispetto ai pericoli di quel fascismo in abiti civili che rischia di infiltrarsi anche oggi nelle nostre istituzioni e nelle nostre menti. Ha collaborato con noi, infatti, anche Luca Lanzi, voce e autore delle canzoni de “La Casa del vento”, storica band aretina che da anni cerca di utilizzare la musica come strumento di impegno politico e civile. Luca ci ha ben fatto comprendere cosa possa significare oggi resistere e lottare per la libertà e i diritti, parlandoci di “Mare di mezzo”, non solo una canzone, ma anche uno strumento-simbolo: una chitarra realizzata con le assi delle imbarcazioni usate dai migranti per raggiungere il nostro paese. Oggi, ha detto Luca, la resistenza da praticare è quella in difesa dei diritti degli ultimi tra gli ultimi, i giovani che rischiano la vita in mare per fuggire dall’inferno delle loro vite, consapevoli che difendere il loro diritto alla vita e alla dignità, significa lottare contro il razzismo e il populismo che parlano alla pancia delle persone per creare tensioni e paure su cui insistere in direzione repressiva e illiberale. Ecco perché la chitarra è stata imbracciata da tanti musicisti, artisti, intellettuali e semplici cittadini, percorrendo tutta l’Italia in nome dell’accoglienza e della solidarietà tra i popoli. Luca ci ha poi salutato ricordando un giovane aretino, Licio Nencetti, che scrivendo alla madre prima di partire per i monti con i partigiani, le disse di non preoccuparsi per lui, che andava a ridare onore alla propria bella patria. Proprio sul concetto di patria ci invita a riflettere, sui diversi significati che è possibile attribuire a questa parola, sulla necessità di riappropriarsene definendola come insieme di diritti e solidarietà.

L’ultimo degli interventi è stato quello di Bruno Possenti, Presidente dell’ANPI di Pisa che da tempo ci accompagna nella formazione dei giovani sui temi della memoria antifascista. Bruno Possenti – che è succeduto nella presidenza provinciale a Vecchiani partigiano della 23ª Brigata Garibaldi – ha presentato l’ANPI e la sua missione richiamando i motivi per cui l’associazione dei partigiani è nata e come è cambiata nel tempo aprendosi alle nuove generazioni. Si è rivolto ai ragazzi ricordando che il fascismo si identifica con l’ignoranza e nostro impegno, presente e futuro, è lottare per una cultura di pace e giustizia sociale.

A chiudere questo intenso pomeriggio: Laura Vichi, direttrice di ASC Toscana e Grazia Ricci, formatrice dello staff nazionale che ha invitato i ragazzi a lasciare un messaggio, un pensiero nella chat dell’incontro prima di andare.

Per approfondire: classroom (codice di accesso 7hu34em)

#MemoriediResistenza replica martedì 30 giugno con il secondo gruppo di giovani in servizio civile regionale con ASC Toscana.