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ASC in marcia per il clima

ASC in marcia per il clima

Gli eventi dell’ultimo anno hanno radicalmente modificato il quadro internazionale.

La crisi economica ed il perdurare di segnali preoccupanti sul fronte del clima hanno impresso un’accelerazione molto significativa alla discussione sull’urgenza di misure, interventi e strategie per azioni di mitigazione e adattamento capaci non solo di intervenire sul fenomeno dei cambiamenti climatici ma anche di costruire una nuova economia a basse emissioni di CO2 con nuove filiere industriali nuovi prodotti e nuove tecnologie, e, soprattutto, con nuovi lavori.
Il G8 che si è tenuto all’Aquila, ha confermato tre questioni. Primo: il tema dei cambiamenti climatici è saldamente al centro dell’agenda internazionale. Secondo: nessun accordo è possibile se non si compenetrano le esigenze dei Paesi di antica industrializzazione con quelli di nuova industrializzazione e in via di sviluppo. Terzo: l’appuntamento di Copenaghen sarà decisivo e potrà rappresentare un vero momento di svolta, a condizione che in quella sede si trovino le giuste indicazioni per affrontare la crisi economica con un nuovo modello a basse emissioni non solo nell’equilibrio tra i Paesi del così detto G20, ma anche con i Paesi più poveri del Sud del mondo, che rischiano di pagare i prezzi più drammatici della crisi economica e climatica, perseguendo perciò l’obiettivo della giustizia climatica.
Le organizzazioni che si riconoscono nella Coalizione IN MARCIA PER IL CLIMA ritengono che sia prioritario dovere della società civile italiana fare tutto il possibile perché il nostro Governo dia un contributo costruttivo e si impegni per fare un reale passo avanti nella direzione auspicata.
Al contempo, nello spirito propositivo che ci ha fin qui contraddistinto e con cui vogliamo continuare a muoverci, vogliamo costruire nel Paese una  spinta ed una consapevolezza sempre più diffusa perché l’Italia abbracci con forza e coraggio una politica attiva contro i cambiamenti climatici, per mitigarne, nel più breve tempo possibile, gli effetti. Ci impegniamo perciò a portare avanti insieme un lavoro di chiarimento, di approfondimento e di ulteriore elaborazione sui punti che qui di seguito indichiamo, per mettere a punto un vero e proprio programma di lavoro condiviso.

Per una CARTA DI IMPEGNI

I cambiamenti climatici non riguardano il futuro, ma l’oggi. A Copenaghen è necessario che si realizzi una svolta vera, che produca decisioni per superare ritardi e resistenze.

1)    Il negoziato internazionale. Nel prossimo appuntamento per il negoziato internazionale servono impegni vincolanti di forte riduzione delle emissioni, tracciando una traiettoria e obiettivi nel medio e lungo termine, tenendo conto delle responsabilità storiche e dei criteri di equità. Anche i paesi in via di rapido sviluppo, come Cina e India, devono contribuire a contenere le emissioni del 15-30% al 2020 rispetto a uno scenario “business-as-usual”, nel contesto dello sviluppo sostenibile e con l’aiuto dei paesi già sviluppati. Inoltre, vanno da subito adottate politiche di adattamento, mitigazione e protezione delle foreste e oltre a decidere il piano di azione condiviso si dovranno definire le risorse (che non potranno essere inferiori a 100 mld di euro l’anno fino al 2020) e dove si reperiscono. E’ imperativo che le attività di adattamento siano a vantaggio delle comunità più vulnerabili e colpite dal mutamento climatico;

2)    L’Europa. L’Europa ha dato un segnale forte in questi ultimi due anni. La decisione vincolante di ridurre del 20% le emissioni di CO2, di incrementare del 20% le fonti rinnovabili e di sostenere l’efficienza energetica, assunta dall’Europa in maniera unilaterale, indipendentemente dall’esito del negoziato internazionale, ha costituito un primo fondamentale passo per smuovere la situazione. L’Europa, inoltre, dando la disponibilità ad una riduzione del 30% delle emissioni in un accordo globale ha aperto la strada ad un nuovo percorso internazionale per superare i ritardi e le resistenze. Per questo noi siamo orgogliosi di essere cittadini europei e ci attendiamo che la Comunità mantenga un ruolo di reale leadership nella strada verso l’accordo globale, adeguando i propri obiettivi alle indicazioni della Comunità scientifica, secondo cui le emissioni di gas serra dei Paesi industrializzati dovrebbero essere ridotte del 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990.

3)    La politica italiana. Chiediamo al Governo Italiano, al Parlamento, ai Presidenti delle Regioni e agli Amministratori locali, insomma a tutti i decisori politici, di assumere obiettivi coerenti con le potenzialità dell’Italia e del suo territorio, stabilendo precise responsabilità e meccanismi sanzionatori, chiudendo con la politica del rinvio senza sconti, che stanno portando l’Italia fuori dall’Europa e finiranno per marginalizzare ulteriormente il nostro Paese.
Chiediamo piuttosto che il Paese diventi un protagonista nel contesto europeo e mondiale, contribuendo attivamente alle scelte necessarie perché si esca da Copenaghen con un disegno operativo e utile e appoggiando l’introduzione del nuovo obiettivo europeo unilaterale per la riduzione delle emissioni.

4)    Le misure anticrisi. Chiediamo che le misure anticrisi comprendano interventi specifici finalizzati al raggiungimento di obiettivi annuali precisi nel percorso previsto per l’Italia dalla strategia europea, favorendo lo sviluppo di un’economia a basse emissioni di CO2, con interventi a sostegno dell’innovazione tecnologica, del consolidamento di nuove filiere industriali e di incremento dell’occupazione.

5)    Il modello energetico. Nell’ottica di una responsabilizzazione collettiva, occorre dare pieno slancio alle misure di efficienza energetica, convenienti per il sistema paese e capaci fra l’altro di alleggerire il peso economico delle scelte energetiche per tutti gli strati sociali. Inoltre, diciamo sì al modello distribuito e quindi alla democrazia energetica; sì allo sviluppo e al salto di qualità nella diffusione delle rinnovabili, anche attraverso la piena ed articolata realizzazione del Conto Energia e la valorizzazione delle biomasse agroforestali. La scelta per la transizione dovrà garantire l’uso sempre più efficiente dei combustibili e sviluppare il gas e la cogenerazione in tutti i settori e distribuita nel territorio. E’ quanto mai urgente la definizione a scala regionale delle misure per rientrare negli obiettivi europei.  La scelta del nucleare – fermo restando la necessità di sviluppare ulteriormente la ricerca in tale settore – appare oggi non motivata sul piano delle convenienze economiche, energetiche ed ambientali,  comunque essa non deve pregiudicare le risorse finanziarie a danno delle politiche di efficienza e delle rinnovabili. Non è infatti rinviabile un massiccio investimento nella ricerca a favore delle politiche di efficienza e di sviluppo delle rinnovabili nonché per rinvenire soluzioni pienamente sostitutive dei combustibili fossili, che non aggravino i rischi per la sicurezza internazionale e consentano, allo stesso tempo, lo sviluppo economico e quello di democrazia e libertà.

6)    Edilizia e Territorio. Occorre fermare il consumo di suolo e investire in un grande progetto di rinnovo del patrimonio edilizio, che sviluppi innovazione ed occupazione, che renda più vivibili le abitazioni, che dia risposta al bisogno abitativo ormai diffuso. Bisogna ripensare lo sviluppo di città e paesi, arrestando la dispersione di residenze, centri di produzione, servizio e commercializzazione, che determina consumo di suolo e alta domanda di mobilità, per non perdere quel patrimonio paesaggistico e territoriale che caratterizza il nostro paese e quel patrimonio di relazioni di prossimità, servizi, lavoro, che qualifica la coesione comunitaria, radicata nei nostri piccoli e grandi centri urbani.

7)    Mobilità. La priorità è investire in infrastrutture, innanzitutto su rotaia, che migliorino la mobilità urbana, a partire da quella dei pendolari. Bisogna ridurre e scoraggiare il traffico privato, favorendo il trasporto pubblico e la mobilità leggera. In questo quadro, la bicicletta può fare molto, in quanto indicatore di qualità ambientale e fattore incisivo nelle politiche della mobilità, a patto che si agevoli l’uso modale ed intermodale della bicicletta, sia nelle aree urbane che per un turismo sostenibile in sinergia con il trasporto pubblico. Chiediamo inoltre che nella legislatura le Regioni siano responsabilizzate con obiettivi precisi di riduzione delle emissioni di CO2 dei trasporti e che, quindi, siano ridefinite le priorità infrastrutturali.

8)    Sistema produttivo. Il rispetto delle direttive europee non può trasformarsi in crisi dell’industria italiana, che deve essere invece più attenta alle opportunità create dalla strategia europea, rinnovando i processi, i prodotti e le politiche di marketing pubblicitario che influenzano la fiducia dei consumatori nei confronti dei prodotti a basso consumo ed emissioni, quindi creando nuova occupazione e maggior sicurezza nei posti di lavoro, così come è avvenuto in molti Paesi Europei – a partire da Germania e Spagna – che con più decisione hanno puntato sulle energie rinnovabili. Per raggiungere questo obiettivo è necessario iniziare un processo di riconversione in molti settori puntando a cicli di produzione che riducano le emissioni individuando i punti critici e risparmino le altre risorse e in particolare  l’acqua, che nel nostro Paese in particolare scarseggerà sempre di più  provocando innalzamento dei costi e delle tariffe. Si tratta in sintesi di sostenere la diffusione di nuovi lavori che favoriscano contemporaneamente la mitigazione del cambiamento climatico e l’adattamento comunque necessario alle modificazioni che verranno.

9)    Agricoltura. Bisogna finalmente riconoscere il contributo positivo che l’agricoltura può portare alla battaglia contro i mutamenti climatici e si devono promuovere tutte quelle pratiche agricole ecocompatibili che oltre a rispettare maggiormente l’ambiente aumentino l’assorbimento di CO2 e permettano l’adattamento alle carenze di acqua. L’incontro, utile e necessario, tra agricoltura e innovazione energetica deve avvenire all’insegna di una valutazione coerente del bilancio energetico e ambientale di ogni scelta e intervento.

10)    Finanza. Si richiede una maggiore trasparenza dei mercati di ETS (emission trading scheme) al fine di evitare speculazioni sulla compravendita dei diritti di emissione di CO2. Nella valutazione finanziaria delle imprese si chiede di promuovere l’integrazione delle analisi classiche con il prendere in considerazione i rischi ambientali a cui le imprese sono esposte.

11)    Alimentazione. E’ necessario ripensare anche ai consumi alimentari, valutando anche l’impatto esercitato dalle produzioni animali.

12)    Mare e fascia costiera. E’ necessario attuare e rafforzare le politiche ambientali per la tutela e la salvaguardia dell’ecosistema marino e per una gestione razionale e durevole delle risorse biologiche, per contribuire a contrastare i fenomeni che minacciano i già fragili equilibri su cui si basa lo sviluppo sostenibile dei territori costieri.

13)    Biodiversità e Foreste. Le misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici diano benefici anche alla tutela della biodiversità, per raggiungere questi obiettivi e frenare la perdita di biodiversità un ruolo importante lo devono svolgere le aree protette che vanno potenziate e valorizzate. Come pure vanno sovvenzionate misure di protezione delle foreste, la cui distruzione causa circa un quinto delle emissioni globali di gas serra, senza però generare nuovi crediti di carbonio, escludendo i sussidi alle piantagioni, che sono una delle cause principali della deforestazione nei paesi tropicali, e coinvolgendo le comunità indigene, sia nel processo decisionale, che nella gestione dei sussidi.

14)    Ricerca e formazione. Se è vero, come è vero, che il cambiamento climatico si combatte con una ristrutturazione dei processi produttivi, la invenzione di nuovi lavori, l’adattamento con nuove tecniche per il risparmio delle risorse ed il loro utilizzo efficiente, questo processo non può essere avviato senza la diversificazione e l’aumento delle conoscenze  Vanno quindi radicalmente modificate le politiche pubbliche e private di formazione e di ricerca iniziando un percorso di diminuzione del gap che si è creato in questo campo fra il nostro e gli altri Paesi sviluppati.

15)    Solidarietà e Interdipendenza. Nel mondo globalizzato i cambiamenti climatici rappresentano un fattore di crisi, ma la lotta per contrastarli può divenire un potente fattore di sviluppo delle politiche di cooperazione e solidarietà internazionale, per l’impegno finanziario da mettere a disposizione da parte dei paesi più sviluppati, per incrementare la sovranità alimentare e la democrazia energetica, per realizzare una sostanziale politica di interdipendenza, sostenendo le pratiche di economia solidale a sostegno delle comunità dei sud del mondo. Le pratiche di solidarietà vanno inoltre estese al nostro Paese attraverso una nuova politica sull’immigrazione tenendo conto del fatto che, secondo le stime più recenti almeno 250 milioni di persone saranno comunque costrette dalle condizioni di vita intollerabili presenti nei loro luoghi di origine, nel vicino futuro, a venire al Nord.

Come organizzazioni della Coalizione “In marcia per il clima” chiediamo che l’Italia si integri nella strategia europea e divenga un fattore di traino nel panorama mondiale di riduzione delle emissioni e di sviluppo dell’efficienza delle rinnovabili, e come cittadini e associazioni mettiamo in campo iniziative e impegni nostri concreti in questa direzione.

–  Vogliamo organizzare campagne per diffondere pratiche di risparmio energetico attraverso la modifica degli stili di vita in casa, nella mobilità, nel territorio, per essere attenti negli acquisti alla “classe” degli elettrodomestici, a risparmiare acqua dell’acquedotto, a scegliere acqua del rubinetto anziché in bottiglia, a ridurre il consumo di prodotti animali, a privilegiare mezzi pubblici e bicicletta, a differenziare quote crescenti di rifiuti nelle nostre case, anzi a prevenire la produzione dei rifiuti stessi con modelli di acquisto e consumo responsabili, per consentire forti risparmi di energia nella fabbricazione di nuovi prodotti,

–  Vogliamo investire nell’efficienza energetica nelle case per dimezzare i consumi di petrolio, applicare collettori solari termici in modo da recuperare un inspiegabile ritardo rispetto agli altri paesi europei, coprire di pannelli elettrosolari i tetti delle nostre case,

–  Vogliamo facilitare con incentivi significativi e semplificazione delle procedure l’adozione di sistemi domestici e per le piccole imprese di produzione di energia alternativa,

– Vogliamo impegnare i gestori di energia elettrica in campagne periodiche di sensibilizzazione sulle energie alternative,

–    Vogliamo rilanciare la cooperazione con gli enti locali per diffondere l’uso di fonti rinnovabili,

–    Vogliamo incoraggiare l’innovazione tecnologica nel settore marittimo, per ridurre l’inquinamento atmosferico e le immissioni di gas serra delle navi e delle attività produttive nelle regioni costiere

– Vogliamo promuovere il consumo di prodotti agricoli biologici, favorire l’affermazione della filiera corta e diffondere l’organizzazione di mercati locali, anche promuovendo le scelte dei singoli a favore dei consumi vegetali,

– Vogliamo promuovere il turismo sostenibile, a basso impatto sul territorio e ad alta valenza ambientale e paesaggistica,

–  Vogliamo adottare  come strumento necessario per l’organizzazione delle attività e manifestazioni il bilancio preventivo ambientale e azzerare, attraverso azioni di riduzione, contrasto e compensazione, la CO2 emessa.

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