Motivati e attivi, ma trascurati dallo Stato

In attesa che il Governo Conte decida di investire sul serio sul Servizio Civile Universale con una legge di stabilità 2021 da 300 milioni, con il XV Rapporto Annuale di ASC Aps proponiamo un viaggio nella realtà dei fatti.
Infatti, anche da questo XV Rapporto emerge un dato eclatante e sconsolante: il numero dei giovani che vorrebbero svolgere il servizio civile è più del doppio dei posti che le risorse statali riescono a far mettere a disposizione.
Infatti, nel periodo di validità del bando, in ASC Aps sono state ricevute oltre 5.000 domande, a fronte dei circa 2000 posti disponibili. Questo dato, rapportato ai 50mila posti disponibili globalmente nel 2018 significa migliaia di ragazzi cui è preclusa l’opportunità di fare un anno al servizio della comunità.

“L’investimento sui giovani da parte dello Stato continua ad essere clamorosamente insufficiente sia da un punto di vista morale che da quello economico – dichiara Licio Palazzini, presidente di ASC Aps – Lo Stato spende per ogni giovane circa 5.450 euro all’anno e la nostra rete, nei suoi vari livelli, ne ha investiti 7.500, suddivisi tra risorse economiche e costi figurativi, ovvero risorse umane, attrezzature e sedi in cui viene svolto il servizio civile“.
I profili dei giovani in Servizio Civile in ASC
La distribuzione appare sostanzialmente equilibrata tra nord e sud (34%), mentre si conferma la maggioranza femminile (60%) anche se la differenza si è ridotta di poco meno del 10% negli ultimi 10 anni.
L’area che vede il maggiore impegno nelle attività si conferma la promozione culturale che comprende anche le attività educative e sportive (oltre il 57% del totale). Seguono Assistenza (27%), Patrimonio artistico (9%), Ambiente (5%) Protezione civile e Estero (1%), in cui però ASC Aps ha presentato un numero ridotto di progetti.
Significativo l’aumento (+2% sul 2017) dei volontari con la sola licenza media (9%) a fronte di una diminuzione, che si verifica già dal bando 2015, dei laureati (scesi al 33%).
La tendenza all’equilibrio tra fasce di istruzione è un valore positivo, perché segna un avvicinamento anche delle fasce meno scolarizzate.
Il confronto con i dati Istat riferiti ai pari età mostra però che la quota dei volontari in servizio civile con la licenza media è ancora piuttosto bassa (-26% rispetto a una fascia di ragazzi che invece rappresenta oltre un terzo dei giovani italiani), mentre la percentuale di diplomati (+5%) e di laureati (+21%) indica ancora una forte tendenza alla scolarizzazione del servizio civile.
È doveroso notare che il titolo di laurea avvantaggia i giovani nella partecipazione al servizio civile a monte cioè al momento della scelta di fare domanda per partecipare all’esperienza.

Cosmopoliti ma disoccupati
La situazione occupazionale pre-servizio rimane sconfortante, con un accesso al lavoro assai limitato: le esperienze pregresse sono state in maggioranza lavoro precario o – troppo spesso – al nero.
La condizione professionale vede prevalere la quota di studenti, la componente più significativa tra i volontari (37%); sono sempre pochi gli occupati (8%), superati di gran lunga da chi svolge lavori saltuari (18%). Un dato che non sorprende visto l’impegno richiesto dal servizio civile in termini di tempo. Pochi anche i disoccupati (14%), segno che sempre meno giovani hanno lavorato in precedenza.
Contemporaneamente non ci sono differenze tra maschi e femmine rispetto alla condizione professionale. Infatti, purtroppo, in una corsa al ribasso, le condizioni lavorative dei giovani, anziché promuovere il lavoro femminile, hanno portato i maschi a retrocedere.
Rimane costante, rispetto al bando 2017, la percentuale di giovani che hanno partecipato al programma Erasmus così come la percentuale di volontari che hanno trascorso periodi significativi all’estero (13), sia tra i laureati (16%) sia tra coloro che hanno la licenza media (20%).

Le motivazioni
Sorprende la continuità delle motivazioni di scelta del servizio civile espresse dai volontari: da 10 anni sono predominanti le motivazioni di crescita (62%) e in particolare il desiderio di crescita personale. Per circa un quarto dei giovani le ragioni della scelta sono legate a ragioni utilitaristiche, il guadagno (13%) e la possibilità di entrare nel mondo del lavoro (12%). Nel tempo, il peso di questa componente è rimasto invariato ma è mutata la composizione, con una diminuzione del tema ‘guadagno’ – non sorprendente visto che il rimborso è rimasto invariato dal 2001 e dunque è progressivamente divenuto meno appetibile – e un aumento del tema “ingresso nel mondo del lavoro”.

Nuovi cittadini crescono
In aula, durante la formazione, si sono condivisi momenti di grande profondità. Parlare di disagio, esclusione, discriminazione e violenza con giovani che hanno vissuto sulla loro pelle esperienze drammatiche ha trasformato l’aula in uno spazio importante, se non unico, di narrazione ed ascolto. I temi trattati sono così diventati concreti e tangibili e non solo parole e valori più o meno condivisi.
I giovani in servizio civile hanno valutato positivamente l’esperienza svolta, con un punteggio di valutazione finale pari a 8,2 superiore al bando 2017: insomma, progetti di servizio civile della rete ASC Nazionale Aps ‘fanno quello che promettono’ e raggiungono gli obiettivi prefissati. Ma non solo: a partire dal bando 2017 è possibile richiedere il rilascio, da ASC Naz.le Aps e Legambiente scuola e formazione, dell’attestato delle conoscenze acquisite durante il servizio civile. Sono cresciute le autovalutazioni sulle competenze trasversali relative al ‘saper fare’ (capacità di comunicazione, di ascolto, di gestione dei conflitti, lavoro di gruppo) e al ‘saper essere’ del volontario, ossia gli atteggiamenti rispetto all’autocontrollo, la fiducia in sé, la flessibilità, la capacità di auto-monitorarsi, lo spirito di iniziativa. Anche l’analisi delle competenze maturate rispetto al titolo di studio posseduto porta a risultati davvero interessanti, in ottica di crescita personale dei cittadini del domani.

“Il servizio civile porta risultati formativi a tutti i volontari, ma particolarmente positivi per i giovani con una base di partenza più debole. In altre parole, chi ha soltanto la licenza media ha strumenti conoscitivi e culturali non paragonabili a quelli dei volontari che hanno studiato di più: non arriverà magari allo stesso livello in termini assoluti, ma in termini relativi il suo percorso è stato molto significativo, a volte in misura maggiore – conclude Licio Palazzini, presidente ASC Aps – Questo da un lato ci fa riflettere su quanto sia importante, nonostante le periodiche svalutazioni che vengono proposte, il percorso di studi scolastico e quanto influenzi il proprio progetto di vita. Dall’altro ci fa capire che il servizio civile può fare molto per accrescere le opportunità, purché si tenga sempre presente che i bisogni dei giovani sono differenziati e che con l‘esperienza di servizio civile, la formazione formale, le attività quotidiane non si può agire in modo indifferenziato, ma bisogna tenere conto delle specificità di ciascuno. Si parla di ascensore sociale bloccato. Con un Governo più attento, il Servizio Civile Universale può, in poco tempo, contribuire a farlo ripartire generando uguaglianza e giustizia sociale, oltre che crescita del Paese.”

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