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Educazione

Educazione

“L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo” sosteneva Nelson Mandela ed Arci Servizio Civile non ha nulla da aggiungere a questo concetto così carico di significato, certi che solo una solida educazione possa realmente cambiare le società del domani. Rifiutare fermamente qualsiasi forma di violenza è parte inscindibile della nostra anima.

La parola educazione, nell’uso comune che ne facciamo, ci induce a pensare ad una miriade di regole imposte dall’alto e volte a reprimere comportamenti naturali, istintivi. Ciononostante, educare, dal latino “educere”, significa tirar fuori ciò che un individuo possiede dentro di sé, trarre da esso ciò che di più autentico lo caratterizza, in breve elevarlo. L’arte di affinare gli spiriti ha una tradizione millenaria già Socrate, nell’ antica Grecia, la esercitava rivolgendosi ai suoi giovani studenti. Colui che si impegna nell’educazione altrui svolge un compito fondamentale, primario.

Hermann Hesse nella sua opera “Narciso e Boccadoro” ci ricorda che essere sensibili alla diversità, rispettare spazi e tempi altrui, prodigarsi per chi rimane indietro, sono le regole d’oro per imparare a gestire la convivenza con chi ci circonda in qualsivoglia situazione. 

Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, nel suo “Parerga e paralipomena” del 1851, ideava il dilemma del porcospino, metafora finissima sulle relazioni umane e l’importanza di non ferirsi gli uni con gli altri, rispettandosi reciprocamente.

“Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, con il calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.”

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