Abbiamo intervistato Lucia che svolge Servizio Civile Universale per il progetto A modo mio presso l’Associazione Calimero non esiste.
Quali sono le attività principali che svolgi nel tuo progetto?
Dall’inizio ad oggi le attività sono cambiate parecchie volte. Sono partita facendo più attività, in più realtà diverse, perché l’Associazione ha la possibilità di inserire i volontari di SCU in attività e in ambiti diversi. Ho fatto attività in centro diurno, come accompagnare i ragazzi in piscina, in campo sportivo, al parco e questo mi è piaciuto parecchio. Ho fatto attività in casa famiglia, presso la Comunità La Casetta rossa, dove con l’arrivo del Covid si è sentita ancora di più la sensazione di casa, non potendosi muovere, e ci si è reinventati in attività diverse. Il fatto che all’interno della comunità ci sono figure professionali diverse, educatori e OSS, mi ha dato l’opportunità di imparare un po’ da entrambi, imparando e gestire il tempo libero in maniera diversa. Ho fatto anche attività di inserimento e di recupero dell’autonomia personale: ci sono queste case indipendenti dove i ragazzi portatori di handicap vengono inseriti per dei periodi limitati, cercando di aumentare l’autonomia in modo da raggiungere maggiore consapevolezza a poter essere poi reinseriti.
Un’altra attività che mi ha impegnato durante pomeriggi è stata la collaborazione con la scuola elementare di Gambugliano, aiutando i bambini nei compiti. Durante il periodo di lockdown più stretto ho anche dato una mano nella fattoria didattica, piantando e lavorando la terra. Un’altra esperienza che ho svolto sono state le uscite con i furgoni per accompagnare i ragazzi a fare i laboratori e le attività, aiutandoli a dare un’organizzazione e una routine nel loro tempo.
Che cos’è per voi il Servizio Civile?
Il Servizio Civile Universale è qualcosa che ho scelto, era un’idea a cui stavo pensando da diversi anni ed è alla fine il momento è arrivato, come una scelta consapevole. SCU è un percorso molto interessante e visto che mi ritengo una persona molto curiosa l’ho sfruttato per attingere qualcosa da ogni esperienza che ho fatto e da ogni persona che ho incontrato. Ho scoperto che tantissime persone non sanno cosa sia il Servizio Civile e anche le formazioni che abbiamo fatto durante quest’anno mi hanno aiutato a poter essere più chiara con gli altri nel fargli capire cos’è e come funziona. Anche la durata per me ha significato tanto, un anno è un impegno e mi ha dato la possibilità di conoscere le persone e di affezionarmi, mi ha dato tanto umanamente!
Per un carattere come il mio, entrare in ambienti tanto diversi, essere flessibili, imparare a inserirsi, per me è ed è stato fondamentale per quello che sto facendo e quello che sarà il mio futuro.
Perché hai scelto il tuo progetto?
Partendo dal presupposto che volevo approcciarmi ad una realtà più sociale, questo progetto si basa fondamentalmente sul sostegno e all’aiuto alle persone portatrici di handicap e quindi si focalizza sull’aiutarli il più possibile ad organizzare e gestire il tempo libero, creando anche un gruppo e un legame che non è solo operatore/utente. Il giorno in cui sono venuta qui per conoscere la realtà mi hanno accompagnata nel laboratorio di falegnameria, sono capitata giusto in un momento scherzoso e di scambio, mi hanno subito invitata a sedermi e in un secondo mi sono sentita subito accolta e ho pensato “io qui ci voglio stare!”, questa non è una cosa che succede molto spesso, e mi sono detta che se quello era l’intento del progetto allora erano sicuramente la sede e il progetto che facevano per me. I valori di questa Associazione mi rappresentano nel totale, per quello che sono e per quello che sarà il mio futuro.
Che aspettative avevi quando hai iniziato questo anno e come stanno andando?
Sapendo che sarei partita con un doppio percorso in parallelo (il corso OSS e il SCU) sicuramente era cercare di capire se il Servizio Civile mi avrebbe dato la possibilità di capirmi e quindi di darmi delle conferme anche per l’altro percorso. Arrivavo da tutto un altro ambito, avendo studiato lingue, e avevo bisogno di conferme su quello che vorrei ora fosse il mio futuro. Un’altra aspettativa che avevo era capire se ero in grado di inserirmi in tanti gruppi di persone che già lavoravano insieme, conoscendomi a volte posso pormi in maniera un po’ forte e non volevo subentrare e rovinare qualche equilibrio. Volevo anche capire se mi avrebbero coinvolto tanto le storie delle persone che avrei incontrato, ad esempio in Casetta ci sono delle persone che vivono all’interno che hanno delle storie che ti colpiscono e di conseguenza inevitabilmente ti influenzano, sono molto sensibile e quindi anche a livello empatico sentire tue le storie di altre persone non è facile poi da gestire. Mi sento che queste aspettative sono state soddisfatte e giorno dopo giorno le ho gestite. Io sono grata ad Arci Servizio Civile e a quest’esperienza, giuro che se si potesse la porterei avanti.