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Volontariato in calo, ma rinnovato e ricarica le energie

Volontariato in calo, ma rinnovato e ricarica le energie

Molti dati interessanti dal mondo del volontariato sono stati raccolti e presentati in diversi documenti pubblicati negli ultimi mesi: il primo rapporto nazionale del Coordinamento Nazionale dei Centri di servizio per il Volontariato, I profili del volontariato italiano condotto dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione e il XI rapporto ASC.

Il volontariato oggi. Negli ultimi sette anni il numero di nuove associazioni costituite è diminuito costantemente: nel 2014 si è registrato un -15% rispetto all’anno precedente. Le associazioni più piccole per numero di volontari e per numero di soci sono anche quelle più giovani: il 50% è stato costituito dal 2000 in poi. La metà  delle organizzazioni con più di 60 volontari ha oltre 25 anni di storia. Quelle più‘’anziane’’ sono quelle che si occupano di sanità : il 50% ha quasi 30 anni di attività , mentre quelle di più giovani sono nel settore ambientale.

Questi dati sono stati presentati all’interno del primo rapporto nazionale del Csvnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di servizio per il volontariato) i cui si presentano dati riguardanti 44.182 associazioni. Il risultato è un quadro molto dettagliato sul volontariato in Italia.

La maggior parte delle associazioni, il 55% si trovano al nord e operano nel campo dell assistenza sociale (11.812) e della sanità  (9.098) e a seguire quelle che si occupano di cultura, sport, e ricreazione. Gli utenti sono più diffusamente anziani e minori mentre si dedicano a malati e disabili il 18% delle organizzazioni. Si occupano di nomadi, immigrati o profughi il 5.7 %. La metà  delle associazioni opera con meno di 16 volontari: solo il 15% ha un numero superiore a 50. Per Quanto riguarda i soci, ne hanno meno di 60 il 50%. Mentre poco più del 10% ha oltre 500 soci. Si constata inoltre che la rappresentanza legale è composta per i due terzi da uomini. Solo il 4,1% dei presidenti delle organizzazioni di volontariato hanno meno 35 anni e l’età  media è di 58 anni, dieci anni di più rispetto a quella dei volontari

Nell’articolo “Il volontariato si fa liquido e ritrova energie” pubblicato su ilsole24ore.com si affronta il tema la profonda mutazione subita dal volontariato di oggi: “è più globale, perché i movimenti di uomini e idee hanno ormai come orizzonte il mondo intero, è più tecnologico, perché largamente influenzato dalla rete e dei suoi strumenti di condivisione, è soprattutto più discontinuo, perché cambiano le aspettative, la disponibilità  di tempo e le sfide personali con cui i singoli volontari si mettono in gioco. (…) Nel volontariato di oggi si assiste ormai a una sorta di divaricazione, da un lato, aumentano le diverse forme di volontariato breve dall’altro, cresce anche la partecipazione di lungo periodo”.

Il quadro che emerge da un’indagine condotta dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione, in collaborazione con il Banco Popolare è ricco di dati interessanti: “chi contribuisce alle attività  svolte dalle associazioni è in media piùistruito, è anche piùdedito ai consumi culturali, piùinteressato ai problemi politici e sociali, più soddisfatto della propria vita e più ottimista verso il futuro. Mediamente chi fa volontariato gode di condizioni di salute migliori di quelle medie della popolazione , E’ molto significativo il fatto che “solo l’1% dei volontari ritiene che l’attività  non abbia apportato vantaggi alla sua vita oc he ci siano piùsvantaggi che vantaggi, mentre piùdella metà  si sente meglio con se stesso.”

Dall’ XI rapporto Arci Servizio Civile è emerso che la possibilità  di accesso al servizio civile, è limitata dalle diverse selezioni e dalla diminuzione dei posti che hanno reso l’accesso all’esperienza a chi in possesso di un profilo più qualificato ovvero con un maggiore titolo di studio o con esperienze pregresse nell’ambito del volontariato. Il servizio civile è così diventato meno accessibile a tutti coloro con un percorso personale più distante dal mondo del volontariato e quindi, paradossalmente, viene quasi escluso chi necessiterebbe maggiormente di progetti di formazione e informazione e di integrazione sociale.

Infine un grosso problema per una cittadinanza attiva è infatti non permettere a chiunque voglia partecipare ai progetti e la scarsa possibilità  di adesione da parte di chi si deve mantenere economicamente e trova difficoltà  a svolgere attività  di volontariato extra lavorative.