Tutto è cominciato quando, laureata, mi sono trovata senza uno “scopo quotidiano”, come lo chiamo io.
Avevo 27 anni e continuavo ad essere preda di quella smania di essere utile agli altri, tipica di tutta la mia vita, un’esigenza soffocata durante gli intensi anni di studio da fuori sede, quando, per difficoltà materiali, non mi trovavo mai nella condizione giusta per dare sfogo e libertà a tale mia esigenza.
E allora mi nutrivo dei mkei ricordi di volontaria all’oratorio salesiano e dei miei studi, che mi fecero approdare alla più grande scoperta della mia via, all’UBUNTU.
Un termine che suona quasi sgraziato nella nostra lingua, ma che mi ha richiamata alla mia quasi sempre soffocata voglia di relazionarmi con l’altro, perché “sono quel che sono grazie a ciò che siamo tutti”, una traduzione altrettanto sgraziata di Ubuntu.
Ero ancora in tempo per provare a segnare un goal importante nella mia vita, per provare a concorrere per il SCN, era l’ultima mia occasione. E cominciai a volerlo con tutta me stessa.
Scelsi il mio progetto, un po’ a caso, e mi imbattei nel “Filo d’argento in Sicilia 2010”: fu subito entusiasmo.
Cominciai ad affezionarmi, a volergli bene, a credere in lui.
Venni chiamata per il colloquio, lo feci e ne fui soddisfatta. Aspettai gli esiti delle selezioni: ero fuori, seconda idonea non selezionata. Fu una fortissima delusione. E poi, a quasi tre mesi, una chiamata in cui una voce senza volto mi metteva al corrente della rinuncia al SCN del volontario selezionato. La prima in graduatoria aveva rifiutato!
Certo che si! Ero al settimo cielo! Buttai quasi giù la porta dello studio del mio medico, avevo bisogno del certificato di idoneità fisica. Tornata a casa, scrissi su face book: “volli, volli, fortissimamente volli”… ovviamente quasi nessuno capì. Si, ce l’avevo fatta! Entrai all’Auser con tanti pregiudizi sulla vita degli anziani, il mio “altro”, io e loro diversi in tutto, a partire dall’età, dal modo di intendere la vita.
Fui fulminata subito, dai miei stessi pregiudizi che mi fecero sentire stupida: ballavano, cantavano, facevano teatro, frequentavano l’università della terza età, andavano in gita, organizzavano eventi, manifestazioni, pranzi, sapevano usare il PC! Ogni giorno con loro era una scoperta, era un andare oltre, una continua sorpresa.
Purtoppo non tutto è bello e non tutto va bene come vorremmo e mi si spezzava il cuore quando arrivava la telefonata di un anziano triste e solo: un anziano è costretto a chiamare uno sconosciuto per sentirsi meno solo, un anziano ha bisogno di contattare uno sconosciuto per la spesa, le medicine, per essere accompagnato dove amici, familiari e vicini non possono, perché hanno “la loro vita”.
Una società che non si prende cura dell’altro non può esistere, ogni membro è parte di un sistema e non possiamo permettere che nessuno ne sia estromesso, proprio perché fa parte anch’esso di questa società.
Questo me l’ha insegnato l’Ubuntu. Il mio SCN è stato svolto con questo spirito, l’attuazione pratica della teoria.
Un meraviglioso sviluppo di capacità umane e relazionali in un turbinio di sentimenti ed emozioni. Un trampolino su cui saltare per guardare dall’alto e vedere meglio le strade della vita da percorrere.
La consapevolezza di diventare cittadino attivo del mondo.
Angela Bua, volontaria in SCN