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Una mamma per amica

Una mamma per amica

Nel mio progetto, all’interno della sede Arci Roma, mi occupo della scuola d’italiano per stranieri. La classe che amo di più è quella delle donne rifugiate e richiedenti asilo. Tra di loro c’è una ragazza algerina, madre di una bellissima bimba di 6 anni. Putroppo è stata vittima di abusi e violenze sessuali dalle quali è nata sua figlia.

Oltre a supportarla nell’apprendimento della lingua italiana, ho passato con lei una giornata in ospedale, all’interno di un istituto appositamente creato per la salute dei migranti e per il contrasto delle malattie della povertà. Per dimostrare la violenza subita, era necessario sottoporla ad esami medici, tra cui quello psicologico e quello dermatologico, quest’ultimo utilissimo per poter refertare le sue cicatrici in sede di Commissione Territoriale per la richiesta di protezione internazionale.

Sono stata un’intera giornata con lei, per supportarla e fare da traduttrice, dato che conosco la lingua araba. Ho ascoltato attentamente la sua storia durante l’incontro con la psicologa e ho cercato di tradurre al meglio le atroci scene che lei descriveva. E’ stato un momento molto intenso e ho capito di avere davanti una donna molto forte che, nonostante i traumi subiti, ha tirato fuori le unghie. Tra me e lei da quel giorno c’è un rapporto speciale: è come se lei sentisse che può fidarsi solo di me.

Lei e la sua bambina poi mi hanno invitato a pranzo ed è stato una giornata bellissima. Lì ho capito quale importante ruolo ricopriamo noi per alcuni di loro, quasi mai abituati a ricevere senza nulla in cambio e a sentirsi accettati in questo Paese come persone invece che come animali o stupidi.