Esattamente un anno fa, all’alba del mio ventisettesimo anno di vita iniziavo il mio servizio civile con destinazione Cuba.
La situazione in cui mi trovavo prima di aver presentato la mia domanda era d’incertezza sul futuro, dispersione, confusione, e colossale e crescente sfiducia in tutto ciò che avesse anche solo lontanamente a che fare con organismi istituzionali e/o accademici. Dunque nulla di particolarmente originale rispetto ai tempi che corrono!
Chiaramente non è che il servizio civile abbia magicamente risolto ogni mia incertezza, ma senza dubbio posso dire che mi abbia aiutata non solo a “deoffuscare” certe convinzioni, ma anche attenuare molte fragili presunzioni che facilmente ci distolgono da qualcosa di estremamente semplice: impegnarsi e lavorare nel modo e negli ambiti che si ritengano essere i migliori possibile.
Dunque al momento di scegliere il progetto per il quale fare domanda credo di aver avuto delle corrette intuizioni sia sull’organizzazione per la quale avrei lavorato, che sul Paese che ci avrebbe ospitato. Di fatti durante la formazione ho poi scoperto che ARCS e Arci a Cuba sono presenti non semplicemente come ong, o associazione italiana, ma hanno alle spalle una lunga storia di amicizia con il Paese iniziata negli anni ’90 durante il Periodo Especial, figlia anche della condivisione di ideali come l’antimperialismo, l’uguaglianza, e l’autodeterminazione dei popoli. Non è questa la sede di commenti o analisi socio politiche su Cuba, ma nella mia esperienza dalla prima boccata di tiepida ed umida aria social-caraibica di novembre, sino all’ultimo tragitto verso l’aeroporto sotto pioggia e fulmini con temperature decisamente elevate e livelli imbarazzanti di umidità, oltre al caldo e all’umidità sono cresciute anche le mie conoscenze lavorative e umane, ma soprattutto la sicurezza nel metterle in pratica. Abbiamo lavorato al riadattamento di vari progetti per ottenere dei cofinanziamenti; abbiamo seguito parte dei procedimenti concernenti l’acquisto di materiali e macchinari, abbiamo avuto modo di conoscere progetti passati sia partecipando ad alcune attività (come nella casa della cultura di Santa Fè), ma anche riordinandone la documentazione. Abbiamo partecipato al workshop di fotografia sociale che ci ha dato la possibilità di entrare in contatto con varie comunità rurali, scritto assessment, quadri logici, raccolta dati e statistiche, lavorato e condiviso con la gente del posto; abbiamo aspettato tanto e in tante occasioni (i tempi cubani…). Per non parlare poi dell’importante esperienza di conoscenza approfondita di un Paese complesso come Cuba.
ARCS lavora nel territorio cubano da tanti anni ormai, e gode di ottimi rapporti e buoni contatti con diverse istituzioni locali, che durante i nove mesi di servizio abbiamo avuto modo di conoscere e con cui abbiamo costantemente collaborato. Anche la scelta di lavorare direttamente con le unità territoriali talvolta complica e rallenta burocraticamente i progetti, ma dà molta più soddisfazione sia a livello umano che di resilienza del progetto.
Durante questi mesi abbiamo avuto la possibilità di lavorare con ARCS seguendo i progetti per lo sviluppo rurale nella provincia di Pinar del Rio, conoscere le realtà beneficiarie, le organizzazioni partner, i meccanismi di cofinanziamento dei progetti, e soprattutto i locali, intesi sia come cittadini comuni che facenti parte delle diverse associazioni. Probabilmente una delle cose che più mi porto dietro da quest’esperienza è il lavoro svolto nel cercare di interpretare la realtà locale con i suoi meccanismi e necessità, per cercare poi di riportarli sui progetti nel miglior modo possibile. Tante cose, come ad esempio le importazioni, non sono per niente scontate a Cuba, ed il sistema socialista va conosciuto per potervi lavorare. Verso la fine del servizio abbiamo avuto l’occasione di iniziare un lavoro di stesura di un progetto, con annesso lavoro di ricerca e studio del contesto. L’associazione partner in questo caso è AHS, Associacciòn Hermanos Saìz che riunisce i giovani artisti cubani al di sotto dei 35 anni, ed è il principale partner di Arci a Cuba nel settore culturale. Nei nove mesi di servizio abbiamo avuto modo di conoscere sia la direzione nazionale che i diversi nodi locali sparsi nel territorio. Così a partire dall’analisi dei problemi fino all’individuazione degli obbiettivi e delle attività da svolgere, in questo caso nell’ambito dell’editoria giovanile, abbiamo proceduto lavorando spalla a spalla con i ragazzi della AHS, con lo stimolo da parte del nostro responsabile locale per riuscire ad individuare i problemi reali e saper sintetizzare le soluzioni.
Un anno di servizio civile significa molte cose, dall’apertura di tanti orizzonti umani e professionali, a una forte presa di coscienza delle molte “diversità” presenti nel pianeta come dentro sé stessi. Spesso penso alla necessità che avremmo tutti di conoscere tali diversità: molti hanno bisogno di conoscere o riappacificarsi con le “soluzioni diplomatiche” e lavorare in ambito umanitario, sia da volontari che da operatori specializzati, talvolta abbatte quelle divisioni tra “chi aiuta e chi è aiutato”. Mi piace pensare che molti abbiano bisogno di aiutare, e che non ci sia nulla di male in questo.
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