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Festa della Befana a Rebibbia

Festa della Befana a Rebibbia

Ho scelto di raccontare questo evento probabilmente perché è stato per me quello emotivamente più forte. Innanzitutto non avevo mai pensato di entrare dentro un carcere, lo vedevo come un luogo distante e chiuso, così come spesso è nella realtà, ma ancor più nell’immaginario comune.

L’autorizzazione per poter entrare ci stava, l’adrenalina pure; poi i rumori di ferro delle sbarre che si aprono e si chiudono, e poi un’altra porta sbarrata, aperta e subito richiusa, un pò di grigio, le guardie, i cartelli come quelli di un ospedale, poi la calma, il cortile, un teatro, ero dentro al carcere di Rebibbia.

Nel teatro era quasi tutto pronto per la Festa della Befana, gli organizzatori avevano pensato a tutto, avevano impacchettato i regali e ora toccava decidere chi avrebbe fatto la Befana; così uno scialle di qua, un altro avvolto sulla testa, un lenzuolo per gonna…e la befana era pronta!

Parlando con alcuni detenuti, anche loro un pò emozionati ed entusiasti per questa occasione di festa, ci spiegano che non avevano figli, pertanto mentre gli altri detenuti stavano a colloquio con le famiglie, loro erano stati coinvolti ad essere comunque parte attiva di questo evento.

Il teatro si inizia a riempire, e uno dietro l’altro i bambini entrano, tutti nelle braccia dei papà. C’era chi se ne stava guancia a guancia senza staccarsi per un attimo, chi in un arco di tempo brevissimo cercava di donare ciò che di più bello si poteva, e quasi si avvertiva un pò  di foga nel voler portare i bambini sopra il palco; così uno per uno la Befana inizia a chiamarli per  dare i regali. Dopo con la referente UISP dell’area carcere, abbiamo coinvolto i bambini in qualche gioco, e infine qualche bambino ha cantato una canzone, qualcun altro ha deciso di recitare una poesia.

È stato un modo per far fiorire sentimenti positivi anche nei detenuti, indispensabili per favorire un cambiamento.

È stata un’esperienza che mi ha dato diversi spunti di riflessione, belli soprattutto perché diversi da quelli di partenza, cioè non proprio diversi, ma se prima pensavo al carcere principalmente come a un luogo di reclusione, oggi penso al carcere come ad uno spazio e un tempo per progettare un percorso di rieducazione e risocializzazione.

Dovrebbe essere sempre così, perche un carcere punitivo e repressivo è buono a nulla.

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