Non ero mai stata a contatto diretto con un’utenza composta da ragazzi post-adolescenti di un quartiere turbolento: avevo paura che non sarei riuscita a gestire la situazione. Un operatore dell’associazione mi ha rasserenata facendomi capire che in fondo ci sarei riuscita. Quindi sono andata ben disposta e un pò più entusiasta. Una volta lì mi sono trovata di fronte ad un gruppo di ragazze diciasettenni che stavano parlando di politica, sessualità, diritti degli omosessuali, sostanze stupefacenti e altro ancora in maniera un pò confusa. Sono riuscita ad inserirmi, a dare punti di vista diversi, non basati su stereotipi e a farle ragionare su cose a cui non avevano mai pensato.
Mi hanno fatto molte domande e ho notato un’effettiva crescita di pensiero per loro, ma anche per me. Una ragazza era entrata dicendo: “Ho portato dei cioccolatini solo per le mie vere amiche”, offrendoli a tre del gruppo. Una volta chiuso il centro questa ragazza mi ha raggiunto mentre stavo per mettermi in auto e mi ha detto: “Apri la mano!” e con lo sguardo basso ha dato anche a me uno di quei cioccolatini ringraziandomi. Ho sentito davvero la sua sincerità. La gratutità di quel gesto, proprio fatto da chi invece si mostrava molto provocatrice di fronte al gruppo, ha reso quel momento pieno di significato.
La fiducia che era stata riposta in me è stata ripagata e ha creato una catena di fiducia: anche le ragazze incontrate quel giorno avevano guadagnato fiducia in loro stesse.
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