Domenica 9 ottobre è stata un giornata lunga ma emozionante, come d’altronde era ben prevedibile, per le ragazze e ragazzi che hanno partecipato per la prima volta alla marcia della pace. Quest’anno ho deciso di partecipare e di farlo come volontario del servizio civile nazionale (progetto Lazio Sostenibile, Legambiente), per vedere da vicino la forza di migliaia di persone unite da un unico obiettivo: manifestare per la nonviolenza.
Alzarsi presto, anzi prestissimo per le mie abitudini, mi aveva fatto intendere che non sarebbe stata una giornata come le altre perché, pioggia o non pioggia, l’esito sarebbe stato strabiliante. Per 25 km avrei incontrato persone mai viste fino a quel momento, provenienti da ogni parte della penisola che – ognuno a modo loro – avrebbero dato il proprio contributo ad una giornata di coesione che avrebbe lasciato intendere cosa è veramente l’uomo se libero di esprimere le proprie speranze ed opinioni. La marcia della pace è un impegno civico, di libertà e unione che non è assolutamente percepibile tramite i mezzi di comunicazione.
Un impegno civico in quanto è una giornata in grado di dare senso a cose che nella quotidianità non ne hanno più; la fratellanza tra essere umani – apparentemente differenti – è il punto di forza in un momento storico in cui gli impegni civici – sotto qualsiasi forma – vengono sempre meno e dove prevalgono gli egocentrismi ed i personalismi. Di libertà e di unione, perché ha la perspicacia di mettere assieme le forze tra soggettività che nel logorio giornaliero sono considerate differenti o contrapposte. Singolare è l’immagine di una confraternita religiosa femminile al fianco, per caso o per chissà quale motivo, di un gruppo Lgbt… ma comunque vicino.
Arrivato a Perugia con un Pullman organizzato dalla tavola della pace di Roma, vedendo delle persone che avevano deciso di affrontare il cammino in solitaria, ho iniziato a scommettere con me stesso dopo quanti km queste persone avrebbero iniziato a parlare con le persone attorno, per ammortizzare la stanchezza o perché annoiate.
Fortunatamente, ho avuto la lungimiranza di non dire a nessuno quel che stavo pensando perché sarei stato smentito poco dopo dai fatti. Molte delle persone che avevano deciso di avviare quella giornata e quel percorso con se stessi ci sono riuscite per un fattore che all’inizio del percorso ho sottovalutato: l’energia che la marcia emana! Un’energia che ogni metro si fa notare, che fa riflettere. Un impegno intellettivo costante che fa e farà crescere.
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