Oggi è un bel giorno. Siamo qui, noi volontari della Riserva naturale Valle dell’Aniene, a pulire e a fare manutenzione del verde e delle aree di sosta presenti lungo la pista ciclabile del quartiere Nuovo Salario. Lo scopo è solo uno: prendersi cura di questo tratto che corre adiacente al fiume e renderlo fruibile ai residenti. Chi ha un minimo di sensibilità o di rispetto verso la cosa pubblica concorderà che non è facile accettare che spazi naturali siano abbandonati a se stessi e all’inciviltà di chi li abita. “Compito ingrato”… quando metto mano con i guanti nello schifo e non so cosa aspettarmi sotto quell’ammasso di foglie bagnate dalla pioggia, penso “Chi me l’ha fatto fare a venire qui stamattina?” . Mi metto all’opera, man mano il tempo passa e vedo altre persone lì, insieme a me: giovani, mamme, signori presumibilmente in pensione. C’è anche qualcuno a passeggio che ci ringrazia, mostrando ammirazione per ciò che stiamo facendo.
D’un tratto esce il sole che riscalda e illumina tutta la sponda del fiume e il canneto. E allora mi guardo intorno, la mente si zittisce e ascolto il cuore: intorno a me vedo solo energia, entusiasmo, volontà di non essere indifferenti di fronte al degrado bensì attivi, presenti e partecipi, come a dire “IO CI TENGO”.
Questa giornata mi arricchisce, insegnandomi che la pace non si fa con le parole ma con i fatti. La difesa della patria non è niente di speciale, se non avere cura del territorio e della comunità che lo abita. Avere cura del territorio significa tornare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino. Come bambini dobbiamo tornare a meravigliarci di ciò che riceviamo in dono.
Purtroppo stiamo perdendo il valore della gratitudine; dovremmo essere grati ogni giorno alla terra che ci nutre, all’acqua che ci disseta, agli alberi che ci regalano l’aria pulita. Dobbiamo re imparare a lasciarci sorprendere dalla bellezza. Ci dovremmo inchinare ogni mattina di fronte al miracolo della natura, perché tutto ciò che ne fa parte è funzionale alla nostra sopravvivenza e al nostro benessere. E’ necessario percepire il legame primario con l’ambiente e riscoprire anche, in un mondo sempre più permeato da indifferenza e alienazione, l’importanza di essere una comunità.
Non possiamo estendere all’esterno il concetto di integrazione se non riusciamo ad applicarlo in primis all’interno delle nostre strutture sociali. La caratteristica principale delle comunità è il fatto che gli individui che ne fanno parte condividono un ambiente geograficamente limitato; bisogna quindi ripartire da qui, dal legame indissolubile con il territorio, per creare comunità realmente integrate. Riconoscere tutto ciò ci renderà più umili, più umani. Ritrovarci come comunità è importante, soprattutto nei momenti di crisi, per sentire quel senso identitario e trovare la forza di sollevare lo sguardo, guardare oltre la realtà e immaginare qualcosa di meglio. Avere cura della propria comunità significa far rinascere, di fronte all’inerzia e all’immobilismo politico, la spinta individuale ad agire.
Molti dicono “Ma cosa posso fare io?” oppure “non è compito mio, non spetta a me”. Sicuramente in parte è vero, ma è facile deresponsabilizzarsi e poi lamentarsi se le cose non vanno come vorremmo. Indubbiamente più difficile è provare ad essere protagonisti della propria storia, persone creative in grado di cambiare il corso degli eventi. Libertà è davvero nella partecipazione, perché il mondo non si crea da solo, il mondo è un riflesso di ciò che noi siamo, e un futuro migliore è reso possibile solo da un presente fatto da persone che si impegnano, insieme.
E’così, con questa consapevolezza, che compiti apparentemente ingrati assumono invece un grande significato. Auguro quindi a ognuno di noi di tenere a mente che il pensiero critico, la parola, l’azione sono grandi strumenti a nostra disposizione e l’impegno e il senso di responsabilità in quanto cittadini del mondo possono rappresentare la nostra forza. L’ambiente ci pone di fronte grandi sfide, impegniamoci tutti a livello locale per innescare circoli virtuosi in grado di generare cambiamento a livello globale. Come disse un grande uomo, “DAMOSE DA FA’”, per onorare la memoria di chi ha lottato in passato per lasciarci un futuro migliore e per difendere la vita che verrà dopo di noi.
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