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2 giugno: una celebrazione (non) rituale

2 giugno: una celebrazione (non) rituale

Anche quest’anno la Camera dei deputati su impulso della presidente Laura Boldrini ha ospitato la celebrazione della Festa della Repubblica Italiana con chi sta svolgendo il servizio civile e con chi rende possibile il funzionamento della struttura amministrativa dedicata (Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Consulta nazionale del servizio civile e personale delle singole associazioni), oltre a esponenti della società civile e del mondo del volontariato che lo scorso 2 giugno hanno completamente riempito l’aula di Montecitorio. Arci servizio civile era presente con il presidente Licio Palazzini e con alcuni volontari.

Questa occasione dà l’opportunità di celebrare il 2 giugno in un modo alternativo rispetto alla parata militare alla quale peraltro il servizio civile è stato aggregato con modalità che non sembrano del tutto appropriate alle idee di pacifismo e non violenza che ne hanno originariamente ispirato l’istituzione.

Inoltre vedere e ascoltare chi è impegnato in attività di servizio civile in altre associazioni e in altre zone d’Italia e del mondo aiuta senz’altro a rendersi conto di far parte di una dimensione più grande rispetto a quella con cui ci si confronta quotidianamente con le sue immancabili gioie e delusioni.

Allo stesso tempo la celebrazione giunge in un momento cruciale per il settore dato che il decreto legislativo relativo al Servizio Civile Universale è stata appena pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e i primi progetti dei Corpi Civili di Pace sono stati avviati qualche mese fa.
A fronte di queste note positive, sottolineate tra l’altro dal presidente della Consulta nazionale Giovanni Bastianini durante il suo intervento alla Camera, permangono delle criticità che occorrerebbe tenere presenti. Ad esempio, in un momento in cui il problema della disoccupazione giovanile rimane molto vivo nel nostro Paese, bisognerebbe fare attenzione a non pensare il servizio civile come un palliativo per una situazione che meriterebbe ben altri provvedimenti, così come sarebbe opportuno evitare di utilizzarlo per colmare, almeno in parte, le carenze di organico che precise scelte politiche operate negli anni hanno creato nell’amministrazione pubblica italiana. Un utilizzo poco adeguato del servizio civile, infatti, rischierebbe di annacquarne il significato e ne snaturerebbe la natura e le finalità.

La celebrazione del 2 giugno senza armi e senza marce inquadrate può quindi sicuramente essere l’occasione per tornare a riflettere sull’idea stessa di servizio civile che ancora oggi ha una valenza notevole per la vita di un giovane a livello di stimoli e di scoperte.

Il 2 giugno arriva ogni anno e viene da sperare che questa celebrazione non diventi mai uno stanco rituale a cui sarebbe difficile affezionarsi, ma un’occasione di confronto e riflessione di cui c’è molto bisogno.

Alessandro Stoppoloni – Volontario in SCN

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