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Assemblea ASC: RELAZIONE DI PALAZZINI

Assemblea ASC: RELAZIONE DI PALAZZINI

Il servizio civile è per tutti!
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Care amiche e cari amici
Quattro anni ci separano dall’ultima assemblea di ASC.
Il lascito di questi 4 anni
Quando facemmo la XIII Assemblea, Dicembre 2008, eravamo quasi agli inizi della Legislatura, oggi siamo alla sua conclusione.
Allora la prospettiva politica era la riforma del SCN e non a caso dedicammo spazio abbondante alla descrizione minuta della nostra proposta.
Quella prospettiva di riforma è naufragata, ben prima che cadesse il Governo Berlusconi.
E anche la “battaglia culturale” che aveva sollecitato il Ministro Riccardi a Marzo di quest’anno è sfumata, almeno come iniziativa governativa. Ministro Riccardi a cui va dato comunque merito di aver assunto l’iniziativa fondamentale di reperire 50 milioni aggiuntivi nel corso del 2012, che hanno rimesso in vita il SCN.
Sui tagli alle risorse finanziarie siamo purtroppo molto allenati, anche se il testo di legge di stabilità attualmente in discussione al Senato comprende sia notizie negative (solo 71 milioni per il 2013, meno di quelli previsti da Tremonti) che notizie potenzialmente positive con l’inserimento del Fondo per il servizio civile nel novero delle esigenze indifferibili, con il comma 30 dell’articolo 2.
La richiesta è che il Ministero Riccardi si faccia valere per portare almeno altri 30 milioni al fondo nazionale ordinario. E’ comunque una politica strana quella che invece di stanziare le risorse direttamente sul capitolo di bilancio ne apre un altro!
Nel 2008 la crisi sembrava solo finanziaria e americana.
Oggi temo che quasi tutti noi in questa sala ci stiamo confrontando con la crisi del lavoro, del reddito, dell’incertezza sul futuro.
Anche al nostro interno nel 2008 la tensione positiva era alta e i numeri della progettazione, delle assegnazioni tenevano rispetto agli investimenti. Oggi, nonostante che abbiamo depositato 339 progetti, lo scoraggiamento in alcune nostre realtà è palpabile.
Quale ASC arriva a questa XIV Assemblea Nazionale?
Un po’ meno ente accreditato, molto più associazione di promozione sociale che crede nella nonviolenza come via di uscita dalla crisi e che si pone come obiettivo il suo contributo alla pace e all’impegno civico. E anche per questo il CN uscente ha deciso di aprire la partecipazione anche ai giovani che oggi sono in servizio e che saluto con calore.
La nostra proposta di riforma legislativa del SCN
Non parlerò strettamente di servizio civile in questa relazione introduttiva.
In primo luogo perché la proposta che avanzammo 4 anni fa (Un SCN per 100.000 giovani), se non si è tradotta in legge dello Stato, ha comunque molto influenzato il testo di riforma presentato dal Partito Democratico sia al Senato che alla Camera, primi firmatari Incostante-Ferrante e Bressa-Sereni.
Per noi quel testo è la base di partenza del lavoro parlamentare della prossima legislatura e non è stato un vezzo chiedere al Segretario del PD, Bersani, (e ringrazio ARCI di avercene dato la possibilità) qualora il PD fosse partito al Governo, di inserire fra i provvedimenti dei primi 100 giorni proprio l’approvazione di quel testo.
Se questo accadesse, diventerebbe più agevole, non più facile, il confronto con le Regioni e PA perché sarebbe incardinato in una procedura trasparente che chiama anche il Governo a mettere sul tavolo le carte.
Servizio Civile Obbligatorio?
Se questo accadesse avremmo un confronto concreto sulle proposte di servizio civile obbligatorio.
Su questo tema, messe all’angolo le pulsioni autoritarie che muovono alcuni sostenitori (vedi Vaciago e Reale), come il finto servizio civile, finto perchè pagato dagli enti, siamo interessati a approfondire il confronto con coloro che sono animati, come noi, dall’ambizione di segnare la storia di questo Paese e dell’Europa attraverso un servizio civile di massa, pur mantenendo ASC l’opinione che la scelta di farlo sia più coerente dell’obbligo.
Rappresentando in tal modo anche quell’89% di giovani in SCN che hanno risposto così nel 2011 al nostro monitoraggio.
E comunque il nodo principale che questi 10 anni di lancio del SCN ci consegna è la necessità che abbia una dimensione di massa, per essere un’opportunità invece che un privilegio, un aggregatore di risorse economiche, un’esperienza che incide nella vita del Paese. Ecco perché il titolo di questa XIV Assemblea Nazionale è IL SERVIZIO CIVILE E’ PER TUTTI.
ASC in corso di maturazione
In questi difficili ultimi due anni la crisi del servizio civile ha fatto selezione al nostro interno.
Accanto a situazioni di crisi sono nate esperienze nuove.
E’ da queste nuove esperienze che vengono le risorse per il nostro futuro.
Oggi abbiamo un nucleo duro di ASC che hanno saputo/potuto fare il salto da soggetti gestori dell’accreditamento e dei progetti a soggetti riconosciuti e rispettati sul territorio per le politiche di servizio civile. Penso a ASC Genova o ASC Cesena, a riferimento di molte altre.
I resoconti pubblicati sul sito di questa assemblea, la semplice scorsa sulla home page del sito istituzionale, la pagina facebook di ASC mostrano un’associazione che ascolta, dice la sua, partecipa alle politiche del Terzo Settore, alle campagne di Sbilanciamoci e della Tavola della Pace, della Rete per il disarmo, che dialoga con il Movimento Nonviolento, con il Forum Nazionale dei Giovani.
Con espressioni importanti del movimento sindacale a cominciare dalla CGIL.
Nello stesso tempo tentiamo di dialogare con il mondo dell’impresa su come valorizzare le competenze dei giovani del SCN.
Competenze che sono, allo stesso tempo, di capacità tecniche, professionali e capacità sociali, di cittadini, come ci dicono i risultati del primo monitoraggio fatto con i giovani entrati in servizio a maggio 2012.
E con soddisfazione molti di questi movimenti hanno accettato il nostro invito e sono oggi presenti.
Per l’Alleanza per il Servizio Civile
E’ uno dei nostri contributi a quella Alleanza per il servizio civile che come Consiglio Nazionale ci eravamo prefissi e che va costruita per i prossimi appuntamenti elettorali e per la prossima legislatura. Un’Alleanza che è stata costruita in Francia e in Belgio e prima ancora negli Stati Uniti.
ASC, i movimenti per la pace e la politica
Per lungo tempo le potenzialità della collaborazione fra l’arcipelago pacifista e le organizzazioni del servizio civile si sono espresse al minimo sindacale.
Adesso siamo ad un punto di svolta positivo che credo troverà il prossimo 15 e 16 Dicembre a Firenze, in occasione della celebrazione dei 40° della legge 772/72, il momento pubblico di presentazione.
Ed è significativa questa componente dell’Alleanza perché sulle spese militari, sul modo con cui nel XXI secolo si promuove la pace e si interviene nei conflitti la distanza con le istituzioni è rilevante.
Così come con la quasi totalità dei partiti, come rilevata ad esempio dal silenzio dei segretari del PDL, dell’UDC e del PD alla lettera della scorsa primavera con la quale molte decine di associazioni nazionali gli chiedevano di esprimersi su un ulteriore taglio del numero di F35 per reperire risorse, oggi e nel futuro, per la pace costruita con la giustizia e la nonviolenza.
Davvero con il Centro Sinistra ci sono molti nodi aperti e su questi temi il tema generale delle forme di rappresentanza della società civile e del confronto con le istituzioni e i partiti troverà le maggiori difficoltà.
E’ ben vero, come mette in luce il recentissimo rapporto “Mercati di guerra” di Caritas, Famiglia Cristiana e il Regno, che le guerre sono in aumento rispetto al 2010, ma la denuncia deve essere accompagnata da proposte alternative.
E va anche rifuggito, nei limiti del possibile, il messaggio che tutto va male e che oggi è come o peggio di ieri.
Perché sulla lunga durata ha ragione chi dice che oggi è l’era meno violenta della storia del genere umano, che le forze positive della ragione riducono sempre più gli spazi e il peso della violenza, sia privata che collettiva.
Con il gruppo di lavoro di oggi pomeriggio, con le due sessioni (gli strumenti che non ci servono e quelli che ci servono) proveremo a mettere a fuoco il contributo che il nostro modo di realizzare il servizio civile nazionale può portare a fare passi in avanti sulla questione delle questioni.
Di fronte alla crisi delle forme armate di soluzione dei conflitti, altrimenti le guerre diminuirebbero, cosa può fare una coalizione di soggetti, portatori ognuno di specifiche capacità, professionalità, una coalizione che condivide analisi simili, per un mondo in conflitto ma un mondo senza guerre, soldati, armi?
A proposito di armi notiamo che l’educazione alla legalità che svolgiamo nei corsi di formazione, che ci vede impegnati assieme alle associazioni socie, a Libera trova nel binomio armi-tangenti una clamorosa conferma.
Per sfizio mi sono riguardato nella rassegna stampa gli articoli riguardanti Finmeccanica nell’ultimo anno. Finmeccanica è uno dei principali gruppi industriali italiani e nel campo dell’industria della difesa lo è a livello mondiale. Sono 154 gli articoli dal 1 Gennaio 2012 su 5 quotidiani italiani; bene di questi 71 sono dedicati a inchieste per tangenti.
Si è giustamente parlato della zavorra che la corruzione rappresenta per politiche di equità. Nel commercio delle armi c’è un nocciolo duro.
Anche questo è un capitolo, per i partiti, della riforma della politica e per noi cittadini un capitolo del tema: dove trovare le risorse economiche per una vita giusta.
Lo specifico contributo di ASC all’educazione alla pace
Se le cose oggi vanno male, e per un numero sempre più grande di persone, le cose vanno malissimo (mentre pochi sono sempre più ricchi), il nostro primo contributo alla costruzione della pace è quello di far bene il nostro mestiere.
Che è quello di portare i giovani che vivono con noi l’anno di SCN alla consapevolezza di poter fare la differenza, sia nella loro vita privata che nella vita sociale, di metterli nella felice condizione di sentirsi e essere protagonisti.
A volte ci sottovalutiamo, non comprendiamo l’importanza del compito che ci siamo assunti e dei risultati che possiamo realizzare.
Così come diamo per scontato il nostro modo di fare servizio civile, che è un modo positivo. Lo diciamo sulla base delle 191 ispezioni UNSC che abbiamo avuto dal 2009. Su questo l’unica cosa che possiamo dire è che non funziona un sistema che su un ente fa 191 ispezioni e poi ci sono 6 Regioni che nel 2011 non hanno fatto nessun atto ispettivo sui loro albi.
Anche dai monitoraggi annuali compilati dai giovani in servizio restano confermati livelli di gradimento di 8 punti su 10 totali, oramai dal 2009.
Questo non ci esime da singoli casi complicati che affrontiamo con l’obiettivo di risolverli nel vantaggio dei giovani, nel rispetto delle disposizioni.
Servizio Civile Nazionale fattore di cambiamento delle persone
Quali sono alcuni contenuti di questi cambiamenti di vita di tante persone che hanno fatto il servizio civile, come giovani in servizio, come OLP, come RLEA, come formatori e in tanti altri ruoli?
Lasciamo ancora parlare i giovani rispetto alle motivazioni che il servizio civile suscita e quindi ai contenuti del cambiamento personale attesi e poi realizzati.
Ho scelto il SC perché motiva a essere solidale”.
Vero, non scontato e non sempre confermato dall’esperienza se all’avvio del servizio questa motivazione riceveva un punteggio su 10 di 8,6 e al termine invece scende a 8,3. La solidarietà è scomoda e esigente. Eppure il SCN alimenta le formazioni sociali democratiche nel modo più duraturo. Crea capitale sociale, messo in crisi quando i giovani sono o si percepiscono come braccia aggiuntive.
E che il tema non sia marginale me lo ha confermato la lettura di questo passo dal libro di Federico Rampini “Non ci possiamo più permettere uno stato sociale: falso!”
Egli dice:
“In effetti le nazioni sfiduciate dai mercati sono anche quelle dove l’evasione fiscale e l’economia sommersa sono le più alte. Il problema di fondo riguarda quindi il nostro capitale sociale..” e più oltre “Il modello europeo muore laddove è malata la coscienza civile, il senso del dovere, il patto che lega tutti al rispetto delle stesse regole” pp.39-40
E venendo ad un tema molto politico non è scontato che i giovani, cresciuti sotto la cultura del tutto e subito, del bene individuale, condividano il welfare state e la sua cultura dei diritti collettivi, degli accantonamenti per la pensione, delle tasse.
Davvero quando il scn è ben vissuto esso è una risorsa inestimabile e colpisce la cecità del Governo Monti su questa risorsa.
Un’altra motivazione che emerge.
Ho scelto il SC perché mi mette alla prova, fa collaborare e lavorare in gruppo.”
Anche qui a consuntivo una piccola caduta. Da 8,4 su 10 a 8,2.
Ma quale altra esperienza pubblica, (perché il SCN è un’esperienza pubblica), con un investimento così ridotto, produce abilità trasversali, ricercate come l’oro dall’imprenditoria effettivamente produttiva e unica capace di far reggere la concorrenza internazionale.
Non quella che cavalca il ritorno all’ideologia dei lavori umili e manuali per mascherare l’incapacità di essere imprenditore e far ritornare i rapporti di classe indietro di mezzo secolo.
Ci fa piacere che non solo dal nostro Rapporto Annuale presentato lo scorso 20 Giugno, ma anche da altri soggetti, sia certificata la validità del servizio civile nella formazione di capitale umano, di competenze. Mi riferisco alla ricerca presentata lo scorso 6 Novembre a Torino e promossa da Camera di Commercio di Torino e Osservatorio Economia Civile.
Sappiamo che il Dipartimento è coinvolto nei lavori interministeriali in corso, per dare seguito alla delega per le definizioni delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni del sistema nazionale di certificazione delle competenze, dopo il positivo inserimento del Servizio Civile Nazionale nel corpus delle esperienze di educazione non formale e informale. Ci aspettiamo di conseguenza che si attivi una consultazione anche con le organizzazioni accreditate per l’impatto che questa opportunità avrà nei prossimi anni su tutto il sistema SCN.
Capitale sociale, capitale umano: non ci basta
So bene che per molti soggetti delle istituzioni e della società civile il discorso sulle finalità del SCN finisce qui: contributo ai problemi della comunità, cittadinanza attiva e formazione di capitale umano.
Per ASC, come per la CNESC, con la quale collaboriamo in modo convinto e alla quale abbiamo lasciato esprimere idee e posizioni che potevamo esprimere da soli, tutto questo è importante ma non sufficiente.
Qualità della vita, giustizia sociale sotto il ricatto della violenza e della guerra sono beni temporanei e parziali. Per questo l’educazione alla pace, alla soluzione nonviolenta dei conflitti è una delle due mission identitarie del SCN che ne segnano la collocazione istituzionale.
Anche in riferimento al Titolo V della Costituzione, che è stato certamente oggetto di attacchi sgangherati in queste ultime settimane, ma che comunque fa acqua.
Cosa ci dicono su questo i giovani che nel 2011 hanno fatto il SCN con noi?
Ho scelto il SC perché fa conoscere la difesa nonviolenta e non armata della Patria”.
All’avvio del servizio questa è la cenerentola fra le motivazioni.Al termine è quella con l’incremento maggiore. Infatti passa sa 6,9 su 10 a 7,3. Riflettiamo un istante su questo dato perché è quello più conflittuale nella storia del scn e il più determinante per il suo futuro.
Si coglie lo stupore della finestra su un mondo sconosciuto o quasi deriso: quello della modalità nonviolenta di affrontare i conflitti, conflitti certo di natura diversa ma che si esprimono nella nostra vita personale, familiare, sociale, fra Stati e dentro gli Stati stessi.
Noi nonviolenti non rifiutiamo il conflitto, rifiutiamo la sua soluzione violenta.
Ma l’esperienza che noi aiutiamo a realizzare ci dice anche altro, di più complicato.
La parola guerra è ritornata dopo decenni nella bocca del Primo Ministro del Governo Italiano, Sen. Monti quando ha detto che la lotta all’evasione fiscale è una guerra.
L’ex Ministro degli Esteri tedesco Joska Fischer ha detto che la attuale crisi dell’euro può configurarsi come una terza guerra mondiale, con lo spread invece che i carri armati e i cittadini greci credo che potrebbero dirsi assolutamente d’accordo.
SCN e Europa
E a proposito di Europa, avremmo voluto anche approfondire con i promotori il significato e la fattibilità della proposta del Volontariato Europeo, lanciata su alcuni quotidiani europei lo scorso maggio, ma sia Cohn-Bendit che Beck, pur ringraziando per l’invito, non potevamo partecipare ai nostri lavori, così come il Sottosegretario Peluffo che ha rilanciato il tema con la proposta di un servizio civile europeo obbligatorio di alcuni mesi.
Sappiamo bene che l’Europa, quella dei cittadini, dei welfare nazionali, pilastro della pace per il mondo è la vera vittima del conflitto ideologico/economico in corso dal 2008.
I movimenti di destra sono diventati partiti, presenti nei Parlamenti, al potere in Ungheria e timida è la risposta della Commissione Europea.
E per questo, come già fatto nel decennio passato, operiamo dal basso, con progetti concreti, per testimoniare che un network di servizi civili in Europa è possibile e maturo. Lo abbiamo fatto con la partecipazione al Programma Amicus nel 2009-2010. Ringrazio ASC Verona, Salerno e Sicilia per il lavoro comune che realizzammo. Proveremo a farlo nel 2013 proponendo, assieme a associazioni del Belgio, della Francia, della Germania, del Lussemburgo un progetto pilota, in parte rilevante autofinanziato.
Certo che tutto questo sarebbe ben più incisivo se inserito dentro un’iniziativa governativa, anche italiana. Ma dopo positivi segnali primaverili, anche su questo è caduto il silenzio autunnale del Ministero Riccardi.
SCN e guerra
Eppure, nonostante gli sforzi che facciamo e questi positivi risultati, lo spaesamento di fronte alla guerra è grande.
“E’ un periodo di disagio planetario. Nessuno di noi è salvo. Nessuno può avere la certezza che tra un anno la guerra non sia un po’ più vicina” De Gregori, Sette, 23 Novembre 2012
Ecco, qui sta la ragione fondante il futuro di ASC.
Proprio la consapevolezza dei rischi di ritorno a soluzioni militari o economiche che producono danni altrettanto gravi, ci fanno confermare l’identità pacifista di ASC.
Un’identità fiduciosa, non basata sulla paura del nemico, che si sostanzia di una funzione ben precisa: un’associazione educativa, che promuova la didattica della soluzione nonviolenta dei conflitti. E lo fa verso la popolazione concupita dai seminatori di guerra e di affari: i giovani.
Le crisi: una faccia della realtà
Non siamo inconsapevoli delle crisi in cui viviamo.
La crisi dell’antifascismo. Con gli attacchi verbali (negazionismo, menzogne), fisici (nelle scuole di Roma), istituzionali (il monumento a Graziani con i fondi della Regione Lazio). E bene ha fatto l’ANPI a chiamare a manifestazione in 100 piazze.
La crisi della partecipazione, con il maggior partito rappresentato dagli astenuti. Ma anche gli attacchi alla partecipazione che sono stati fatti con la spending review, con la soppressione indiscriminata sia di organi pletorici e costosi, che di organi vitali e a costo quasi zero, come la Consulta Nazionale del Servizio Civile.
Consulta in via di recupero grazie ad un emendamento PD-PDL Sereni Toccafondi, stavolta fatto proprio dal Governo. Adesso, a pochi mesi dalle elezioni politiche e senza aspettative di riforma, ci aspettiamo che il naturale aggiornamento di enti, comunque rappresentativi, sia l’unica novità rispetto al mandato precedente.
La povertà diffusa e in crescita: oggi il SCN assume una funzione di presidio istituzionale in quartieri degradati, in nuclei di persone emarginate.
Guardare al passato non fa per ASC
Ma si può essere educatori con lo sguardo rivolto al passato o il coraggio paralizzato dalla paura?
ASC si è sempre sforzata di essere organizzazione propositiva, in qualunque scenario politico e così dovremo continuare a essere, anche a costo di prenderci qualche critica.
Ma nella vita associativa dobbiamo scrollarci di dosso la cultura del “ci abbiamo provato, ci è andata male”.
Gli obiettivi che ci diamo li dobbiamo vivere come vittorie da realizzare.
Un progetto di SCN è un passo verso un mondo più giusto
E lo possiamo fare perché ogni progetto di scn è per noi un atto verso un mondo più giusto.
Da tenere aperta e funzionante una biblioteca in un comune terremotato o alluvionato a contribuire a creare stabilità e fiducia nelle colline del Libano, noi dobbiamo avere e trasmettere la consapevolezza di essere operatori di pace.
In un modo specifico che ci fa unici: aiutare i giovani a comprendere le connessioni fra il loro percorso individuale, la vita della loro comunità, il mondo.
Abbiamo la responsabilità culturale e politica di formare alla globalità, radicati nel singolo territorio, arricchendo dell’esperienza diretta il ricorso dei giovani alla rete e alla sua comunicazione virtuale.
ASC nacque con ambizioni precise, come ci ricorderà fra poco il Prof La banca nella parte di lavori dedicata al contributo di ASC al servizio civile italiano.
Contribuire alla promozione della pace, della giustizia sociale attraverso la formazione e l’educazione dei giovani all’impegno civico: questa la mission di ASC che abbiamo cercato di realizzare in questi quasi 30 anni.
Il nostro principale tesoro è l’esperienza dei giovani presso le nostre associate.
Qui sta la nostra forza e la ragione per continuare e in modo più convinto.
Quello che ci proponiamo di diventare
Ma sono poche, rispetto alle necessità e potenzialità, le ASC che hanno fatto questo salto.
Uno degli obiettivi del prossimo mandato è consolidare e estendere questa rete virtuosa.
Non abbiamo soldi, siamo un’associazione di secondo livello e quindi non abbiamo la risorsa tesseramento individuale e così resteremo.
E’ un problema ma l’obiettivo indicato non richiede principalmente soldi, bensì volontà, tenacia e un lavoro collettivo con le associazioni socie.
Su questo fronte alcuni risultati li abbiamo ottenuti, in questi 4 anni. Penso da una parte alla capacità di fare gruppo sugli F35 e all’adesione di ASC alla campagna Cresce il Welfare, cresce l’Italia, alla campagna referendaria su acqua e nucleare, alla campagna per la cittadinanza ai bambini nati in Italia.
Ma possiamo fare molto di più.
Un cammino iniziato da consolidare assieme alle associazioni socie
Il Consiglio Nazionale uscente ha iniziato una riflessione e indicato una direzione di lavoro. Il prossimo mandato sarà impegnato a approfondire, arricchire, sempre con i piedi per terra, valorizzando le esperienze di base.
In questa occasione indico tre possibili azioni programmatiche, che andranno certo dettagliate, ma che se vissute come esempi di nuovi ruoli ci faranno cambiare pelle, in meglio. Sono tre esempi di attività già realizzate.
Valorizzare gli Operatori locali di progetto
Uno dei passaggi che fa la differenza, come ci sollecitano le persone di ASC Lombardia, è il coinvolgimento degli OLP nella vita associativa e culturale delle ASC locali.
Non solo sugli adempimenti burocratici (questi resteranno almeno fino a quando resta questa linea dell’UNSC), ma soprattutto sulle riflessioni comuni per l’impatto sociale dei progetti, per la crescita e la trasformazione delle associazioni stesse, per la maturazione personale e civica dei giovani (e anche di molti OLP e RLEA), per le campagne politiche assieme al terzo settore, ai comuni etc.
Con i giovani oltre il SCN
Un altro dei punti positivi che ci consegnano questi difficili anni è rappresentato dal rapporto di ASC con i giovani a prescindere dal scn. Penso alle iniziative in alcune ASC Toscane dove ASC è riuscita a diventare riferimento per gruppi di giovani. O a ASC Salerno dove dopo il servizio civile sono nate associazioni giovanili, cooperative. Si è iniziato a intravedere il potenziale di influenza sociale che nelle comunità possiamo produrre.
Da questo punto di vista fanno riflettere e molto alcuni numeri.
Dal 2002 al 2012 sono state presentate ad ASC 47.531 domande e di queste 19.363 si sono trasformate in anno di scn. La stragrande maggioranza di queste persone (tranne forse le ASC in città universitarie) viveva prima e continua a vivere adesso nella stessa città.
Se guardiamo al futuro non è entusiasmante darsi l’obiettivo di avere fra quattro anni qualche centinaio di amici di ASC, aiutando le associazioni nostre socie a essere punto di riferimento per i giovani. Riferimento non solo pratico (le attività), ma anche valoriale.
La formazione di SCN al servizio delle comunità locali
Così come dobbiamo valorizzare socialmente la formazione che facciamo. Penso principalmente ai contenuti della formazione generale, ma anche la formazione specifica di molti progetti è coi fiocchi. Vengono coinvolti esperti qualificati, docenti universitari, leader locali del terzo settore.
E’ possibile pensare, almeno in alcune città, di proporre anche ai giovani che hanno fatto domanda e non sono stati selezionati, alla cittadinanza i corsi che facciamo ai giovani del SCN?
A Trieste, dove viene realizzata l’esperienza di formazione aperta sugli Operatori civili di pace, ASC dimostra che i risultati sono positivi, sia sotto il punto di vista della visibilità associativa che della sostenibilità economica.
Oggi pomeriggio e domani mattina cercheremo di mettere a fuoco questa prospettiva, sia nel gruppo di lavoro sui giovani che con la tavola rotonda con le associazioni nazionali socie.
Con questa introduzione ai lavori ho tentato di dare voce alle persone, alle organizzazioni, alle istituzioni con le quali abbiamo lavorato in questi 4 anni, di indicare verso quali nuovi obiettivi dirigere ASC.
Non è un mistero che avevamo incognite sulla partecipazione a questa Assemblea. Mai smentita fu più gradita.
Ci aspettano nuove sfide, verso la società e nella nostra vita associativa.
Sono fiducioso. Con molti di voi ci conosciamo da anni, siamo una piccola comunità. Con i giovani che entrano come dirigenti si aprono pagine nuove.
Vorrei concludere con una citazione da quello studio sul peso della violenza nella storia che ci propone un modo di vedere il futuro.
“Quando si diventa consapevoli del calo storico della violenza, il mondo inizia ad apparire diverso. Il passato sembra meno innocente, il presente meno sinistro. Si iniziano ad apprezzare i piccoli doni della coesistenza, che sarebbero sembrati utopistici ai nostri antenati: la famiglia interrazziale che gioca al parco, il comico che fa una battuta di spirito sul capo del governo, i paesi che con calma fanno passi indietro rispetto al deflagrare di una crisi invece di lanciarsi in una escalation bellica. Malgrado tutte le difficoltà del nostro vivere, e tutti i problemi che restano irrisolti nel mondo, il calo della violenza è un risultato che possiamo apprezzare e che deve essere di incitamento ad avere care le forze della civiltà e dell’Illuminismo che l’hanno resa possibile”