Dopo anni di celebrazioni e rimozioni la giornata della memoria, in ricordo dello sterminio di oltre 6 milioni di ebrei, circa cinquecentomila rom e sinti e diverse centinaia di migliaia di oppositori politici, è divenuta giornata nazionale per effetto di una legge della Repubblica.
Ogni anno si rinnovano, con incontri e manifestazioni di vario genere, momenti di riflessione e confronto su cosa ha significato l’orrore dello sterminio. Una attenzione particolare viene rivolta alla socializzazione della memoria con le nuove generazioni che sempre più apprenderanno la storia di quella epoca storica dai libri e da conferenze e sempre meno da testimoni diretti.
La vicenda storica dello sterminio dei rom e sinti è rimasta in ombra per molto tempo (non ha avuto riconoscimento fino al 1994) e ancora oggi paga il prezzo di una condizione di marginalità ed esclusione che vivono le popolazioni rom e sinte presenti in Europa.
In Europa i rom sono tra i popoli che hanno subito lo sterminio nazista e oltre a non essere stati mai risarciti materialmente e moralmente continuano ad essere vittime di discriminazioni. Oggi, l’acuirsi di una diffusa ostilità nei confronti di rom e romeni in genere, incoraggiata da irresponsabili operazioni mediatiche ed elettorali ha incoraggiato e giustificato campagne securitarie e provvedimenti spesso in contraddizione con i più elementari diritti umani. Il caso più emblematico è stato quello delle impronte digitali da prendere ai minori rom nell’ambito del nuovo censimento promosso dal Ministero dell’interno ed affidato alla Croce Rossa Italiana che ha suscitato la reazione della UE e l’opposizione e lo sdegno di una fetta importante dell’opinione pubblica .
La memoria di ciò che è accaduto dovrebbe misurarsi dunque con le condizioni del presente. Oggi più che mai serve una memoria storica ancorata al presente, alla denuncia della xenofobia e del razzismo che troppo spesso si celano dietro al tema della sicurezza.
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