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PASQUALE IL BARBIERE DI SANTARCANGELO, CHE NON È CERTO COME QUELLO DI SIVIGLIA.

PASQUALE IL BARBIERE DI SANTARCANGELO, CHE NON È CERTO COME QUELLO DI SIVIGLIA.

Giugno 2016. Uscita del bando. Leggere il progetto. Scegliere il progetto.
Compilazione della domanda. Presentazione della domanda.
Farlo per chi? Farlo perché? Farlo per esperienza, farlo per lavoro, farlo per dovere alla comunità. Colloquio. Attesa. Graduatorie: idoneo, riserva.
L’Estate che passa.
Sentirsi dei pesci fuor d’acqua i primi giorni di Settembre.
Andrà bene? Sarò in grado? Sembrava di certo più semplice.
Spaesamento. Delusioni, qualche incazzatura. Ma sono davvero adeguato? Sarò mai gratificato? Cinque giorni, almeno 30 ore, finalmente arriva il Sabato.
Lavoro-Casa, Casa-Lavoro.
Ne vale la pena? Mi lamento a casa, mi lamento fuori casa, mi lamento anche nel sonno.
Formazione generale, tante facce tutte uguali.
Devo proprio fare la casetta?  Quante volte ancora dovrò presentarmi?
Lo spettro dei fagioli aleggia su tutti noi.
Formazione specifica: gioie e dolori, troppe informazioni.
Quanto cazzo fa freddo a Novembre nel lapidario?
Come è possibile che “l’intestino felice” sia una lettura consigliata?
Le facce cominciano a diventare volti, e i volti nomi: Alberto, Cristina, Matteo, Gemma.
Quasi quasi comincia ad essere un pochino tutto meno assurdo.
La valigia del volontario, riguardarla sembra quasi divertente, certamente meno pesante; e tutti i quesiti alla Marzullo, chi sono?, chi siete? Dove andiamo? Ma quando si fa la pausa caffè?, certamente non porteranno più ad un anno di analisi.

L’anno da SCN prosegue. Ancora Casa-Lavoro, Lavoro-Casa.
Pardon: ci han detto che è metà lavoro, metà volontariato.
E…la vita sociale? Certamente la si vede a Santarcangelo, per nulla a Cattolica, non proprio a Rimini.

Ma l’SCN che sceglie il Museo,  che cosa fa poi in un Museo?

L’Scn da Museo, è un animale quasi mitologico.
Può assumere diversi aspetti e avere caratteri eterogenei,  ma la cosa che lo muove è la passione per la storia, l’arte, la cultura e tutto ciò a cui esso è collegato.
Spesso è un nazista della museografia fissato con l’arte macabra, altre volte un occhialuto scavatore da giardino, una timida laureanda o un paffuto economista del turismo dal ciuffo lungo.
Le sue mansioni principali non sono certo quelle di reggere architravi e finestre bifore, come si potrebbe pensare.  Ne tantomeno di fungere da reperto archeologico, da quadro cinquecentesco, o semplicemente stare nei corridoi a prender polvere. Egli infatti va ad infestare gli uffici museali, ingenuo ed ignaro di ciò che ci troverà, e cerca di accoccolarsi al meglio nella sua piccola ma confortevole postazione.  Non sa che il male si annida proprio li.

Telefoni che suonano, ordini a destra, ordini a sinistra, ordini su, ordini giù, frasi incomprensibili su agende, didattica, planner, schede, visite guidate, archivi e magazzini.
Andando avanti coi mesi l’animale SCN Museale comincia a veder spuntare ai lati delle braccia e delle gambe, indipendentemente dalla sua conformazione fisica, dei tentacoli di varia dimensione, tanti quante sono le mansioni che è obbligato a svolgere giornalmente e portare a compimento.

Lo si vedrà quindi districarsi tra appunti presi male, agende ed O.d.G assurdi, telefonate e mail ai confini della realtà; saltellare impacciato in mezzo a cuccioli di umani di diverse età e soprattutto corde vocali; essere catapultati  in un’altra dimensione e improvvisare attività laboratoriali su tutto lo scibile conosciuto; sbuffare o russare sulle sudate carte intento a catalogare, schedare, inventariare, ricollocare e fotografare l’intero patrimonio del museo; organizzare eventi e conferenze piroettando impazzito dalla redazione dei comunicati stampa all’allestimento del buffet, o svolazzando poco elegantemente dalla creazione della locandina perfetta alla sistemazione delle sedie e all’accoglienza degli utenti.

A questo corollario di mansioni si aggiungono altri doveri e incombenze estemporanee, come attività di fattorino, qualche pulizia pasquale, consulenze psicologiche di vario genere e il famoso, ma raro, “salto del pasto”.

Il Museo è un luogo frenetico,  pieno di vita e di certo non ci si annoia facilmente.
Ci possono essere dei contrasti inizialmente, come poi ogni volta che ci si trova in una situazione nuova, e non è sempre facile adattarsi, perlomeno non subito.

Le risate sono tante, sincere o per non disperarsi,  ci sono le corse forsennate per poter andare alla marcia della pace, i lunghi silenzi indecisi per decidere dove pranzare durante gli incontri di formazione, la logorrea dilagante, l’anarchia durante le formazioni generali, l’asocialismo durante formazioni generali, le fogheracce a cui poi si da buca, le strane figure che si aggirano nei nostri musei, comunicare dal sottosuolo immersi nei reperti, condividere lo stress dei laboratori, condividere lo stress dell’essere incompresi, prendere in giro Santarcangelo per non avere stress da laboratori, invidiare Santarcangelo per non avere stress da laboratorio, le donne delle pulizie con problemi esistenziali, le dipendenti comunali che non parlano nemmeno in inglese, i custodi burberi che odiano gli uomini, gli ex SCN che non se ne vanno mai davvero, i video da cinquantenni sul web, i cascamorti e gli stalker,  le lotte per il potere, e i racconti softporno, gli intrighi, i tradimenti che potevano essere affrontati solo dalla principessa guerriera o da un abile servizio civile, le pastiere e le lauree, i turisti russi che capiscono solo supermarket, piadina la sardina e il gabbiano Alberto. Lo sclero che avanza, le diete dei 15 giorni supportate dal diuretico, fare giardinaggio, andare nei licei, doversi domandare se si possa uscire dall’Italia chiedendo un permesso, la pasticceria Jolly che ha sfamato tutti noi, e tanto altro ancora.

Perché quindi aderire al Servizio Civile Nazionale e scegliere il Museo?

– Per accrescere il bagaglio personale – Cristina
– Per fare un’esperienza di un altro aspetto della cultura non visibile – Matteo
– Per una crescita personale – Alberto
– Per incontrare la fantastica gabbia di matti che frequenta i Musei, gli istituti di cultura e tutto ciò che è annesso all’SCN e all’Arci. Si sceglie il Servizio civile per tanti motivi, personali, di natura sociale o economica o di indole, ma la motivazione principale per cui io mi sento di consigliarlo è qualcosa che non esiste all’inizio, qualcosa che si crea involontariamente e spontaneamente durante il percorso e che alla fine è l’incentivo più bello ed importante che ci possa essere:  sono le persone e il legame che si intreccia con esse, ed è sincero, adulto e affatto banale. – Gemma