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La “mia” classe non è acqua

La “mia” classe non è acqua

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivata al quarto di secolo, concluso il percorso di studi e con il futuro che ti aspetta, l’inevitabile domanda è: e mo?!?

E mo ci pensa il servizio civile a proporti un’alternativa, ad offrirti un’esperienza che possa fare chiarezza sulla strada da intraprendere per costruire il tuo futuro. Ed è così che, totalmente per caso, ho aderito al progetto “Seconda Generazione”. Infatti, al ritorno da un anno trascorso all’estero, cercavo qualche associazione presso la quale fare del volontariato, in questo modo ho scoperto la “Casa dell’Intercultura”, una scuola di italiano per stranieri che offre anche supporto agli studenti immigrati presso le scuole pubbliche. Ed è proprio grazie alla scuola di italiano che mi è stata offerta l’opportunità di impegnarmi in un progetto di servizio civile.

Che grande esperienza, probabilmente una delle poche decisioni della mia vita che non mi ha provocato rimpianti. Per la prima volta ho avuto l’opportunità di allargare i miei orizzonti, di spingere il mio sguardo un po’ più in là del mio naso, e soprattutto di mettermi alla prova. E devo dire che le scoperte che ne sono conseguite sono state una bella scarica di entusiasmo ed una altrettanto potente fonte di nuove idee. Collaborare con gli operatori e gli altri volontari dell’associazione ha richiesto che limassi i lati più scomodi del mio carattere, spesso mi ha obbligata a scendere a compromessi (cosa che in passato non avrei mai accettato) ma al tempo stesso mi ha permesso di conoscere, e di farmi conosce da, persone che stanno donando un notevole apporto al mio sviluppo umano e professionale. In ogni caso, l’apporto più grande lo regalano gli “utenti”. Quelle persone che, ad un primo superficiale sguardo, possono apparire bisognose ma in realtà sono in grado di impartire impagabili lezioni di vita. Molto spesso mi viene da pensare che non sono io la volontaria ma sono loro che fanno del volontariato nei miei confronti, perché sopportano i miei scazzi e la mia preparazione non ancora perfetta ma soprattutto perché mi hanno aperto gli occhi sul mondo: mi hanno insegnato quanto possano essere sciocchi i pregiudizi, mi hanno permesso di capire quanto non importa ciò si  che possiede ma come lo si offre agli altri. E poi la lezione più grande di tutte: ho scoperto il valore della gratitudine. In questi mesi trascorsi impegnandomi per gli altri sono stata ripagata con il compenso più prezioso, e spesso ignorato, che possa esistere: la gratitudine. E quindi, al costo di apparire melensa, anche io voglio dimostrare la mia gratitudine verso chi mi ha concesso questa opportunità, chi mi sopporta ogni giorno, e soprattutto verso i “miei” ragazzi. Gli studenti che ho avuto modo di conoscere in questo periodo sono stati il regalo più grande che potessi ricevere ed hanno inevitabilmente cambiato la mia vita rendendomi una persona più consapevole ed empatica. La mia speranza è di esser riuscita a trasmettergli in cambio almeno un terzo di quello che loro hanno donato a me.

Va da sé che tutto ciò è stato possibile grazie al servizio civile quindi:

“volontariate” gente, “volontariate”!