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I grandi quesiti irrisolti dell’umanità

I grandi quesiti irrisolti dell’umanità

Ma è un tirocinio? Ma lo possono fare anche le femmine? Ma ti pagano? Ma puoi smettere quando vuoi?

Queste sono solo alcune delle numerosissime domande che mi sono state poste in questi primi 6 mesi di servizio civile, da parte di familiari amici e conoscenti, che rimanevano spesso a bocca aperta quando raccontavo loro della mia scelta di prendere parte a questo progetto.

D’altronde, è risaputo che dopo ‘c’è vita dopo la morte?’ e ‘perché Rose non ha fatto spazio a Jack sulla tavoletta di legno?’, ‘ che cos’è il servizio civile’ rimane fra i più grandi quesiti irrisolti dell’umanità.

Sfatiamo dei miti: non c’entra niente con la chiesa, non è per forza un’esperienza nel sociale o di aiuto di tipo sanitario/assistenziale. Non devi essere uno scout né far parte di associazioni di volontariato.

Puoi scegliere di fare il servizio civile per svariati (e lo sono davvero, ricordo ancora il male agli occhi venutomi nel passare in rassegna tutti i tipi di progetto presenti nel bando lo scorso gennaio) enti ed ambiti: infanzia, cultura, ambiente e territorio, istruzione, assistenza…

Per alcuni fare il servizio civile è aiutare gli altri, per altri è un primo passo nel mondo del lavoro, per altri ancora è un volersi sentire parte di una realtà sociale. Per me il servizio civile è stata un’esperienza per rivivere l’università, ma non più come studentessa. Ho iniziato il servizio civile il 25 maggio, alle 9, con il primo incontro collettivo. Alle 14 dello stesso giorno mi sono laureata.

Perché ho scelto il servizio civile all’università? Perché dopo 5 anni di giurisprudenza, di libri da 2000 pagine da studiare, professori inavvicinabili e compagni più che competitivi, ero arrivata ad odiare la vita accademica, e volevo un modo per darle un’altra occasione. Quando ho visto che era possibile scegliere di lavorare in uno degli uffici dell’università di Rimini non ci ho pensato due volte, e ho deciso di fare domanda. Non volevo portare con me un ricordo negativo dell’università, e questo è stato il modo migliore per avere una seconda possibilità. Non potevo chiudere il cerchio in modo diverso.

Come qualsiasi nuova esperienza, non è stato semplice l’inizio. Inserirsi in un gruppo di colleghi, scoprire davvero come funzionano tanti uffici che da studentessa non sapevo nemmeno esistessero. In fondo..chi non si è mai lamentato degli orari della segreteria studenti?

Ma passiamo a qualche perla concreta!

Quando, dopo una settimana di affiancamento ai colleghi, mi hanno affidato un mio ufficio, con un pc e una sedia super ergonomica anti-mal-di-schiena-blablabla non mi sembrava vero..ma ovviamente non è tutto oro quello che luccica. Tutto è iniziato cosi: se dovevo avere un ufficio, dovevo avere anche la chiave per aprirlo. Così la mia collega ha mandato una mail a chi di dovere, chiedendo mi venisse fatta una copia. La risposta è arrivata in tempi record, impossibile dimenticarmi quelle parole: ‘cioè fatemi capire, alla volontaria civile spetta addirittura un ufficio?’ Mi spettava si, se non volevo lavorare dal bagno!

Naturalmente non mi sono sentita proprio benissimo, ma per fortuna nessuno ha dato retta a quella mail, e i miei colleghi sono stati tutti dalla mia parte! Il giorno dopo ho avuto la chiave e il ‘mio’ ufficio. Capite che a quel punto la mia scrivania valeva oro per me!

Nessuno mi ha mai messo a fare fotocopie, o a portare caffè: lo stereotipo dell’ultima arrivata, neolaureata, qui non si applica. E questo è uno dei lati umani che più mi piacciono di questo ambiente! Mi piacciono i compiti che mi vengono affidati, il poter aiutare gli studenti internazionali, capire come funzionano le procedure universitarie dall’interno: soprattutto mi piace sentirmi soddisfatta di me stessa ogni volta che imparo una cosa nuova!

L’esperienza più bella è stata lo scorso settembre, quando è arrivata la notizia che noi del nostro ufficio avremmo dovuto supervisionare virtualmente, in carenza di professori, il test d’ingresso di un nuovo corso di laurea inaugurato quest’anno. Mentre le mie colleghe hanno vissuto con ansia e nervoso questa nuova situazione, in quanto non lo ritenevano nei loro compiti, e hanno avuto tante difficoltà nell’utilizzo della piattaforma informatica da utilizzare, io ho adorato l’essere ‘dall’altra parte’! Fare l’appello ai ragazzi assegnati alla mia stanza virtuale, impartirgli le istruzioni per eseguire il test, e cosa più importante: assicurarsi che non copiassero!! Quando mi ricapita più l’occasione di fare la prof??!!

Quindi alla domanda ‘che cos’è il servizio civile’, risponderei: un lavoro. Con responsabilità, orari da rispettare, formazioni da seguire e doveri da svolgere. Ma è anche amicizia, esperienze nuove, bagaglio culturale e professionale arricchito, colleghi e soprattutto: un’esperienza che vale la pena di vivere!