La mia esperienza come volontaria è iniziata circa tre mesi fa, a gennaio, quando ho varcato la soglia della Biblioteca di Cattolica per la prima volta.
Conoscevo il Servizio Civile da anni ma ammetto di averlo sempre sottovalutato. Mi dicevo che, con una laurea in lettere in tasca e un master in editoria, mi meritavo un vero e proprio lavoro e non del “semplice” volontariato.
La realtà è che, molto banalmente, mi sono resa conto che ciò che davvero desideravo non era il lavoro super illustre, ma un’esperienza di questo genere. Viva e concreta. A contatto con ciò che ogni giorno mi emoziona e mi appassiona: la lettura e i libri.
Sono una delle più “anziane” rispetto all’età media dei volontari e questo è stato un grande freno. Nel timore di apparire ridicola o fuori tempo, quasi fosse una gara. Perché è un po’ questo ciò che la società ci insegna: a correre come macchine nel disperato e vano tentativo di essere perennemente “adeguati”.
Eppure, sormontato questo ostacolo, mi sono decisa a fare domanda e, fortunatamente, ad essere scelta.
Ciò che rende la mia esperienza particolare, così come per tutti i volontar* di questo anno, è l’inusuale e difficile situazione che stiamo vivendo con il Coronavirus.
Mi sono trovata a un arresto forzato da un giorno all’altro. Da quella che era la mia routine, fatta di prestiti bibliotecari, sorrisi e le più svariate mansioni, all’incertezza più assoluta del “se e quando”.
Ed è proprio questo evento così terribile e difficile ad avermi fatto capire quanto l’esperienza del Servizio Civile mi abbia donato a livello umano. A quanto ciò che stavo svolgendo fosse importante per me e per la comunità e a quanto, purtroppo, non potevo e non posso più fare.
Ed è questo ciò che vorrei trasmettere: non tanto le attività che facevo in biblioteca, quanto il dono che una tale esperienza può dare a livello umano in una società in cui, spesso, i giovani si trovano a dover mendicare rispetto e dignità.
Non abbiate paura di non essere all’altezza né di essere in ritardo rispetto a uno spettro che non esiste davvero. La fuori c’è posto per ognun* di noi e, se il Servizio Civile vi incuriosisce, fate domanda senza se o senza ma.
E mi trovo a sorridere quando penso che, ora, la mia paura e il mio rammarico sono rivolti a ciò che il Coronavirus mi ha tolto e mi sta togliendo.
Un’esperienza che non potrò recuperare o replicare ma che, mi auguro di tutto cuore, possa riprendere al più presto.