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Mathausen 2018 – prima parte

Mathausen 2018 – prima parte

Le nostre volontarie di Servizio Civile, del progetto “la Memoria come strumento di Educazione alla Pace”, sono partite per il viaggio che ogni anno Ventimila Leghe e Aned- Associazione Nazionale Ex Deportati Sesto San Giovanni Monza organizzano in occasione delle celebrazioni dell’anniversario della liberazione del Campo di concentramento di Mauthausen. Ecco un breve racconto del viaggio.

PRIMO GIORNOVENERDÌ 4 MAGGIO, VIAGGIO

Siamo partite venerdì mattina da Sesto San Giovanni, in pullman. Durante il viaggio alcuni parenti di deportati hanno raccontato le loro storie: Peppino Valota ha raccontato la storia del padre Guido, operaio alla Breda Areonautica di Sesto che fu arrestato dopo gli scioperi che cominciarono tra il ’43 e il ’44 e venne deportato in Austria. Morì nella cittadina di Steyr, durante una marcia della morte. Peppino è uno dei pochi che è riuscito a ricostruire la storia del padre, ci è riuscito grazie alla pazienza e alla tenacia delle sue ricerche e grazie all’aiuto di un ex deportato che condivise con suo padre Guido la stessa “marcia della morte”.  Leonardo, giovane ragazzo di 21 anni ci ha invece raccontato la storia di suo nonno, che fu arrestato e deportato a Buchenwald a soli 17 anni e fu tra i pochi che riuscirono a tornare.

E poi le storie di Pinuccia, Milena, Raffaella, così tutte drammaticamente simili.

È stato proiettato anche un video sulla storia degli operai sestesi che vennero deportati, molti dei nomi e delle loro storie sono state portate alla luce grazie all’impegno di Peppino che restituì un nome a molti di loro.

Durante il viaggio è stato anche distribuito un po’ di materiale, tra cui una copia della tessera annonaria e una copia della proclamazione dello sciopero generale in tutte le fabbriche del Piemonte, della Lombardia e della Liguria.

SECONDO GIORNOSABATO 5 MAGGIO, MATTINA: CASTELLO DI HARTEIM

Il secondo giorno, sabato, siamo partite la mattina presto da Linz per raggiungere il castello di Harteim.

Questo castello fu uno dei luoghi in cui si svolse il programma di eutanasia (il programma T4) che mirava ad eliminare tutte le persone del Reich che presentavano disabilità fisiche e mentali, che venivano considerate dall’ideologia nazista come vite indegne di essere vissute. Migliaia di persone vennero qui rinchiuse e alle loro famiglie veniva detto che erano state portate in un sanatorio in cui sarebbero state curate, invece qui venivano uccise nella camera a gas e poi cremate. I documenti ritrovati attestano l’uccisione di 18’269 persone. Dopo che il programma T4 venne sospeso, questo castello venne usato come luogo di soppressione ed eliminazione dei deportati inabili al lavoro.

Prima della fine della guerra i tedeschi riconvertirono il castello donandolo ad un ordine di suore, nascondendo le prove dei crimini commessi.

Al nostro arrivo abbiamo sfilato in corteo, ogni delegazione con il gonfalone della propria città e le bandiere delle sezioni locale di Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati) e Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), abbiamo deposto delle corone commemorative sul monumento memoriale che sorge nel giardino del castello.

Le nostre volontarie e un volontario di Bologna sfilano in corteo con al collo il fazzoletto dell’ANED, che ricorda le divise che venivano portate dai deportati nei campi di concentramento e il triangolo rosso, che indicava i deportati politici.

Abbiamo poi proseguito il corteo e siamo entrati nel chiostro del Castello, dove si è tenuto un concerto di violino, in cui Mariela Valota, nipote del deportato Guido Valota, ha suonato il violino che fu di suo nonno accompagnata da una sua allieva. È seguito poi il momento dei saluti istituzionali dei rappresentanti dei comuni di Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Muggiò, Monza, Milano, del presidente nazionale di ANED, Dario Venegoni e di Don Roberto, sacerdote a Sesto San Giovanni che ha ricordato l’importanza di tutelare la fragilità, affinché non capiti più che migliaia di persone vengano trovate ed eliminate solo perché fragili e che non esiste vita che non sia degna di essere vissuta.

 

 

 

Peppino Valota fa da guida ad un gruppo di partecipanti al viaggio.

In seguito poi Peppino Valota e altri volontari di Ventimila Leghe ci hanno guidato nella visita del castello.

Fiori posati nella camera a gas del castello di Harteim.

 

Targa commemorativa.

La camera a gas del castello di Harteim. Dal tubo sulla destra veniva rilasciato il gas venefico.