L’intervista è stato realizzata in occasione della sua partecipazione all’Assemblea Regionale di ARCI Servizio Civile Friuli Venezia Giulia.
Potrebbe farci un bilancio di questi quindici anni di Servizio Civile?
«Il primo elemento da analizzare è che il 70% delle persone che ha fatto il Servizio Civile sono donne. Quindi il Servizio Civile è stato ed è oggettivamente uno strumento di emancipazione. L’altro elemento importante è che nessuno pensava nel 2001 che ci sarebbero stati un milione di giovani italiani che avrebbero fatto domanda per fare volontariamente un anno di Servizio Civile. Il milione di italiani c’è stato, i soldi hanno permesso solamente a quattrocentomila di farlo. Quindi adesso la responsabilità successiva è di estendere la possibilità di fare quest’esperienza a chiunque voglia farla. Questi quindici anni ci lasciano anche un paio di buchi neri: uno riguarda la valorizzazione delle competenze dei giovani che hanno fatto quest’esperienza, stante il disastroso stato del sistema italiano di certificazione delle competenze: non c’è certificazione delle competenze. L’altro buco nero riguarda i contenziosi tra Stato e Regioni che hanno finito per impoverire molte possibilità di questa esperienza».
Come cambierà il Servizio Civile passando da Servizio Civile Nazionale a Servizio Civile Universale?
«L’obiettivo è quello di arrivare a centomila persone all’anno che possano fare quest’esperienza, perché centomila è il numero massimo di domande che ogni anno vengono fatte. Questo permetterà di estendere a fasce giovanili nuove la possibilità di accedere al Servizio Civile. L’altro elemento, per rispondere alle difficoltà di contenzioso tra Stato e Regioni che c’è stato in questi quindici anni, è la riorganizzazione delle responsabilità. Questo significa per esempio che tutte le organizzazioni dovranno impegnarsi a fare quello che fa ora soltanto ARCI Servizio Civile come Ente di prima classe nell’erogazione della formazione ai giovani, nel monitoraggio delle diverse situazioni, nella redazione di rapporti annuali per rendicontare le cose fatte».
Che ruolo ha giocato ARCI servizio Civile nella promozione e nello sviluppo del Servizio Civile Nazionale e che ruolo può giocare nel futuro per il Servizio Civile Universale?
«Abbiamo giocato un ruolo “politico” perché siamo stati la principale organizzazione laica nel panorama del Servizio Civile, visto che il grosso delle organizzazione sono di natura religiosa, e quindi abbiamo portato i nostri valori di soggetto laico. L’altra capacità che abbiamo espresso è stata l’individuazione delle figure necessarie per realizzare gli obiettivi: l’abbiamo fatto con i responsabili di sede ai tempi degli obiettori di coscienza, l’abbiamo fatto con i selettori per il Servizio Civile Nazionale. Ora stiamo pensando alla figura di un mentore, cioè di una persona adulta in grado di facilitare le relazioni fra le organizzazioni e i giovani, anche aiutando a capire in che modo si è cresciuti durante l’anno di Servizio Civile, in modo tale che, al termine del Servizio, il documento delle attività svolte e delle competenze acquisite sia più ricco di quello attuale».