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“QUI È COME CASA MIA”

“QUI È COME CASA MIA”

Per spiegarvi cos’è il servizio civile per me, ho intervistato tre operatrici della struttura in cui presto servizio, il centro residenziale Renzo Navacchia della Coop. Cils di Cesena.

Le nostre intervistate sono l’educatrice Alice Onofri e le oss Paloma Ceccaroni e Monica Ciappini.

Iniziamo

Da quanti hanni sei oss/educatrice? E da quanti anni al Navacchia?

A: Da 11 anni, e ho sempre lavorato in questa struttura.

P: Da 2 anni, ed ho iniziato proprio qui.

M: da 9 anni, anche io ho sempre lavorato per la Cils.

Cosa ti ha spinto a scegliere questo lavoro?

A: L’università che ho svolto, e poi l’esperienza del servizio civile, fatta proprio qui al Navacchia.

P: Ho sempre pensato di fare questo lavoro, lo amo e non vorrei farne nessun altro.

M: L’amore e la solidarietà.

Come è stato il tuo primo contatto con la dibilità?

A: Con il servizio civile, è stato facile perchè mi hanno subito accolta.

P: Tramite del volontariato privatamente, e poi con il servizio civile.

M: Molto commovente.

Ricordi una frase o un evento significativo del tuo lavoro?

A: “senza di te qui c’è un gran silenzio”

P: Qui ho scoperto una nuova famiglia, un altro posto da chiamare casa

M: Ricordo ogni abbraccio dei nostri ragazzi, tutti preziosissimi.

Quali sono le difficoltà maggiori nel tuo lavoro?

A: Le mille cose da fare per i tanti utenti, e il fatto che si ha a che fare con disabilità tutte diverse tra loro.

P: Mantenere la calma quando devi affrontare sfide emotivamente impegnative.

M: Rimanenre calmi difronte alle situazioni che ti mettono emotivamente in difficoltà.

Questo lavoro ha procurato dei cambiamenti nella tua personalità e nel tuo carattere?

A: Ora sono molto più attenta a rispettare la dignità delle persone.

P: Mi ha cambiato molto, la disabilità apre un mondo e ti permette di vedere cose nuove!

M: Ha sviluppato la mia empatia.

Secondo te, quali sono le caratteristiche essenziali da possedere per lavorare in una struttura di questo tipo?

A: Velocità mentale, memoria, empatia

P: Empatia, empatia, empatia! Solo mettendosi dei panni dell’altro si può fare un buon lavoro.

M: Farlo con amore e passione.

Reputi utile la figura del volontario del servizio civile all’interno della struttura?

A: Moltissimo!! Quelli bravi, quelli meno volentierosi possono anche rinunciare, a noi serve gente sveglia che capisca al volo e si sappia mettere in gioco, soprattutto e motivamente.

P: Assolutamente si. Però è importante capire che si entra in una realtà diversa dalla propria e bisogna essere sicuri di volerla conoscere e vivere davvero a pieno.

M: Assolutamente si!!