Nel corso della storia l’essere umano ha da sempre costruito se stesso in base alle esigenze di cui necessitava fino ad arrivare ai giorni nostri con la società che più auspicava, tra benessere e opportunità di farsi una vita differente e ricercare le migliori condizioni di vita.
La ragione ha portato alla sfortunata questione della responsabilità civile. Essa la cito come sfortunata perché non sempre ognuno è disposto ad essere responsabile civilmente verso gli altri, anzi è proprio il contrario a vincere e per questo il servizio civile cerca di ambire al primato di rendere responsabili le persone di fronte ai propri errori, presunti o tali che siano.
Il percorso è lungo perché richiede di cancellare dei comportamenti che sono regole di quotidianità secolari; non deve far paura e nemmeno non tentare di modificarli, ma spingersi verso la solidarietà sociale adeguata e necessaria che pone le basi per una civiltà di popolo che rende sereni e felici, consapevoli e intelligenti nel vivere.
È rendendo i giovani consapevoli di essere titolari di diritti e doveri e predisponendoli al lavoro manuale e non che si crea un popolo forte e intelligente, capace di combattere per la vita e per le cose giuste: diritti, cambiamenti, assistenza, scuola, sport, difesa della patria, conoscenze, etc.
Quando il predetto fatto non avviene, la società si sgretola in una fine senza scampo, perché le persone non avranno l’opportunità di essere grandi.
La responsabilità civile è atto di forza positiva verso le nuove generazioni in SCN che si apprestano a incontrare difficoltà e mutamenti alla luce di nuove realtà pericolose, quali il terrorismo o il deterioramento della scuola. Se è possibile rendere automi i giovani con un lavoro che non consumi troppe risorse e non inquini per ottenere un po’ di denaro, sarà un bel tempo per sorridere e ampliare l’orizzonte filosofico; ma devono aiutare i soggetti coinvolti, perché non c’è natura più solare del fare da soli nel rispetto dell’ambiente degli altri.