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Servizio Civile: il mio salto nel buio

Servizio Civile: il mio salto nel buio

SCN: IL MIO SALTO NEL BUIO
Mi ritrovo a scrivere questa relazione in un momento particolare per il futuro del Servizio Civile Nazionale, i tagli imposti dal Governo hanno messo a serio rischio il diritto di molti giovani che come me hanno scelto di dedicare un anno della loro vita a servizio della nostra stessa Nazione, in un momento storico così particolare come questo, in cui la complessità della situazione economica mondiale grava particolarmente sulle fasce più deboli che costituiscono il cuore della nostra “Patria”.
In netto disaccordo rispetto alle priorità imposte dal governo che preferisce destinare i fondi necessari all’acquisto di costosissimi, quanto inutili mezzi di guerra, credo sia importante che i “fortunati” come me debbano mettere in risalto l’importanza di un’esperienza formativa e di cittadinanza attiva finalizzata alla vera e concreta difesa e crescita del nostro stesso paese.
Non è retorica, ma credo davvero che un paese civile debba avere a cuore la formazione dei propri giovani cittadini, formazione di cui io stessa ho beneficiato.
E’ stato un anno difficile e pieno di cose da fare, di sentimenti contrastanti, di difficoltà, di nuove amicizie e di cambiamenti. Ho iniziato quest’esperienza come un salto nel buio, come una prova per me stessa e mi sono messa in gioco, senza aspettarmi troppo e con la consapevolezza che mi sarei scontrata con una realtà diversa da quella in cui ho sempre vissuto, fatta di libri da studiare, esami universitari da superare e piccoli lavoretti saltuari che però mi aiutavano a coltivare la mia più grande passione: viaggiare!
Ed effettivamente il servizio civile mi ha permesso di compiere il viaggio più incredibile e appassionante che avessi mai potuto immaginare: la partenza di sicuro non è stata delle migliori, i compagni di viaggio di certo non li avevo scelti io e la destinazione finale avrebbe di sicuro messo in discussione tutti i miei punti fermi, portandomi chissà dove.
Sicuramente lavorare in gruppo è difficile e prevede una forte dose di self control, turni lunghi, tante cose da fare, caratteri diversi, turni non rispettati, pazienza messa a dura prova e volgia di venirsi incontro.
Non sono mai stata una persona con un carattere facile e difficilmente il mio essere perfezionista in passato è stato un buon biglietto da visita per i rapporti personali, eppure per la prima volta credo di essere stata accettata pienamente per quella che ero e che sono, trovando facilmente il mio posto all’interno del gruppo e più in generale all’interno della stessa associazione per cui svolgevo il servizio.
Non riuscirei a scrivere neanche in un libro tutte le cose che ho fatto, pensato e provato in un anno pieno ed intenso come quello da volontaria, ma proverò a riassumere quanto meno le esperienze più significative.
Il mio progetto, “Migrazioni e multiculturalità 2010” mi ha permesso di scoprire capacità e lati del mio carattere nascosti e di seppellire per sempre paure e pregiudizi costruiti in 27 anni, una meravigliosa e terrificante lenta destrutturazione di tutto quello che avevo creduto e pensato fino ad un anno fa.
Ed eccomi direttamente catapultata tra i problemi quotidiani dei migranti in un paese con ancora troppi pregiudizi e discriminazioni.
Con un po’ di coraggio mi sono avvicinata sempre più al vero motivo per cui avevo scelto il mio progetto e l’Arci: lo sportello legale.
Lo sportello offre gratuita consulenza ai migranti, grazie al lavoro straordinario ed instancabile di due avvocati Arci, che mi hanno permesso di crescere professionalmente e di aver voglia di continuare il mio percorso formativo, trasmettendo anche a me la stessa loro passione, spronandomi a conseguire la tanto attesa laurea e a proseguire a loro fianco. Insomma, finisce un anno di servizio civile e inizia una vita da volontaria!

Eliana Castorina, volontaria in SCN