Home
Racconti
Bari antifascista: formazione con ANPI Bari dei volontari del progetto Communiting 2.0

Bari antifascista: formazione con ANPI Bari dei volontari del progetto Communiting 2.0

Spesso si ricordano solo pochi eventi circostanziali, ma la storia dell’antifascismo a Bari è un lungo percorso da rivivere attraverso storie, luoghi e impegno.

Nei due giorni, 17 e 18 ottobre, in cui abbiamo dialogato con Pasquale Martino dell’Anpi Bari ci siamo immersi un racconto che ha molti punti di contatto con la realtà che viviamo quotidianamente. Sono tanti gli episodi che hanno fatto non solo la storia dell’antifascismo a Bari, ma che hanno dato un forte contributo alla lotta al nazifascismo per affermare la democrazia nel nostro Paese.

Bari, assieme a Parma, è stata l’ultima roccaforte dell’opposizione alla conquista violenta della città da parte delle squadre fasciste grazie alla resistenza nella Camera del Lavoro della Cgil a Bari Vecchia. Durante il regime, nonostante la repressione, c’è stato un movimento culturale che ha contrastato il fascismo incentrato attorno agli intellettuali Benedetto Croce e Tommaso Fiore e all’operato della casa editrice Laterza.
Ancora da studiare e approfondire sono tutti i fatti accaduti in seguito alla caduta di Mussolini nel luglio del 1943 e alla firma dell’armistizio ufficializzata l’8 settembre dello stesso anno. Due giorni dopo la sfiducia al regime, il 28 luglio, un corteo formato in larga parte da giovani studenti, si dirigeva verso il carcere per liberare i prigionieri politici. In via Nicolò dell’Arca sono colpiti dal fuoco dell’esercito e dei fascisti, dall’alto della sede del partito situata in un palazzo che si affaccia su quella strada. I 20 deceduti sono ricordati dalle pietre d’inciampo installate sul luogo dell’eccidio. Il 9 settembre, dopo l’armistizio, il porto di Bari, la città vecchia e il quartiere Murat furono teatro di uno scontro tra le forze naziste che cercavano di occupare i luoghi strategici e i cittadini e le forze organizzate antifasciste che riuscirono a liberare la città. Emblematico fu il gesto di Michele Romito, ragazzo di 14 anni che insieme ad altri giovani lanciò una bomba a mano dalla muraglia impedendo alle truppe naziste di entrare nel centro storico.
Negli ultimi anni del conflitto mondiale, Bari fu anche sede della prima radio libera: Radio Bari. Nel gennaio del 1944 ebbe luogo il Congresso di Bari, la prima assemblea dei Comitati di Liberazione Nazionale.

Negli anni successivi alla guerra, la classe dirigente borghese fascista ha continuato a cercare legittimità in città. Attraverso l’esperienza del Movimento Sociale Italiano e di altri gruppi neofascisti, cercavano di affermarsi politicamente e alimentavano il clima di tensione tra le classi sociali più deboli. L’impegno antifascista è continuato nel contrasto a queste forze, nonostante le istituzioni col tempo abbiano rimosso alcuni episodi chiave nell’affermazione di una coscienza e un immaginario della Bari antifascista.
Il culmine delle tensioni sfociò nell’aggressione fatale ai danni di Benedetto Petrone, giovane militante della Fgci, ucciso da un gruppo di neofascisti il 28 novembre 1977. Anche su questo episodio sono molti i dubbi da sciogliere legati all’iter del processo che ha condannato una sola persona.

Oggi l’antifascismo è un valore fondamentale da praticare attivamente. La memoria delle stragi legate alla repressione del regime o alla guerra devono essere coniugate con i messaggi che il fascismo ha cercato di tramandare, purtroppo ancora presenti. La mancanza di un immaginario in cui riconoscersi sui fatti accaduti a Bari e nel resto della Puglia rende difficile anche ricostruire cosa fosse nella quotidianità il regime fascista: dalla discriminazione delle donne e degli omosessuali al razzismo, dall’immaginario machista alla cultura della guerra e dell’oppressione, sono tante le narrazioni che contaminano ancora il nostro tempo e, così come un secolo fa, sono elemento di destabilizzazione e disgregazione delle classi sociali più deboli.
Pertanto oggi è necessario rivivere quei momenti per creare un’identità collettiva solida che respinga i neofascismi, a partire da attività culturali nei quartieri popolari, informazione nelle scuole e nelle università sulla storia della resistenza locale, momenti di inclusione e scambio interculturale.